Operazione beluga: così 40 anni fa musica classica e rompighiaccio salvarono migliaia di cetacei in una missione senza precedenti

Grazie a una potente imbarcazione e alla musica classica, migliaia di beluga intrappolati nel ghiaccio hanno raggiunto l'oceano Artico. A salvarli un'operazione strabiliante passata alla storia proprio come Operazione beluga

Con la morte di Hvaldimir, il beluga “spia della Russia” deceduto in Norvegia, si è tornato a parlare della sua specie e del ruolo che l’animale ricopriva nella marina russa. Se però menzioniamo i beluga e la Russia non possiamo non ricordare un avvenimento che ha salvato da morte una moltitudine di cetacei bianchi.

Migliaia di esemplari sono tornati a nuotare in mare aperto e ciò è stato possibile grazie a una dettagliata operazione di soccorso passata alla storia come Operazione beluga. Ma facciamo un salto indietro di quasi 50 anni.

Correva l’anno 1984 quando, nel mese di dicembre, una segnalazione di un cacciatore della penisola di Chukchi lasciò di stucco le autorità. Il cacciatore allertava della presenza di quasi 3000 beluga intrappolati tra il ghiaccio in un tratto in prossimità dello Stretto di Bering.

Lo spettacolo a cui il cacciatore assistette era desolante. Piccoli gruppi di beluga emergevano dall’acqua cercando di respirare, muovendosi freneticamente in uno spazio ristretto. Quell’immagine si traduceva in una lenta condanna a morte.

Gli animali non avevano modo di liberarsi creandosi una via di fuga, erano destinati a morire lì. Non ci si capacitava di come un simile numero di cetacei potesse trovarsi in pericolo di vita. Sarebbe stata una strage, da scongiurare con un intervento immediato.

Le autorità dell’URSS mandarono delle squadre di esperti per fare il punto della situazione sia dal mare che dal cielo, con elicotteri che sorvolarono l’area segnalata. Anche la gente del posto dette il proprio contributo, tentando di sfamare i beluga con del pesce congelato che avevano a disposizione.

Era una corsa contro il tempo, che tuttavia richiedeva pianificazione. Si decise che il modo più rapido per liberare i beluga era aprirsi un varco nel ghiaccio. Il compito fu affidato all’imponente nave rompighiaccio Moskva.

@Wikimedia Commons

La nave raggiunse il punto indicato nel febbraio del 1985, ma lo strato di ghiaccio era troppo spesso persino per un colosso come la Moskva. Il primo tentativo andò a vuoto con centinaia di beluga già deceduti.

Altri erano ancora vivi. L’equipaggio di bordo volle però ritentare, facendo il pieno di carburante. La seconda volta fu quella buona. La Moskva creò dal nulla un passaggio verso il mare aperto. Tuttavia, i beluga non sembravano voler seguire l’imbarcazione.

È curioso notare che fu la musica ad attirarli. I marinari avevano capito che i beluga reagivano alla musica e alzarono il volume degli altoparlanti riproducendo musica classica e di altri generi. I beluga iniziarono a seguire la nave rompighiaccio.

La missione durò settimane e costò all’attuale Russia un dispiego di mezzi, forze e risorse non indifferente. Grazie a questa straordinaria operazione, quasi 2000 beluga hanno raggiunto l’oceano.

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Fonti: Whale Scientists

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