“L’orsa Gaia non ha aggredito il runner”, nuova perizia forense riaccende le sperenze per lei e i suoi cuccioli

Colpo di scena nella dibattuta vicenda del runner 26enne trovato senza vita in Trentino: ad attaccarlo non sarebbe stata l'orsa Gaia, sulla quale pende una condanna a morte. Una nuova perizia potrebbere riscrivere il destino del plantigrado (ma accende altri timori)

Mentre ancora l’orsa JJ4 si trova prigioniera al Casteller di Trento, l’esito di una nuova perizia veterinaria forense ribalta tutta la situazione. Ad averla acquisita la LEAL (Lega Antivivisezionista), che adesso chiede la liberazione immediata dell’animale ritenuto responsabile della morte del runner Andrea Papi, oltre che le dimissioni del governatore trentino Maurizio Fugatti.

Per l’associazione e il suo rappresentante legale, Aurora Loprete, non vi sono dubbi: non è stata JJ4 – mamma di tre cuccioli (adesso rimasti soli) – ad uccidere il giovane nei boschi della Val di Sole.

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La dentatura di un animale, per la medicina veterinaria forense, ha lo stesso valore delle impronte digitali umane e quindi la scienza in questa perizia smentisce le menzogne raccontate da Fugatti. Nelle relazioni si legge infatti che: “Sono state rilevate lesioni identificabili come da penetrazione di coppia di canini caratterizzate da una distanza tipica dei canini di un orso maschio adulto”. – illustra la LEAL in un comunicato – Le femmine di orso presentano infatti misure inferiori rispetto ai maschi sia come massa corporea sia come misure dentali e la relazione continua ancora aggiungendo altri dettagli: “Come correttamente riferito dal dottor Barbareschi, le ferite riscontrate non sono riconducibili ad una attività predatoria, il corpo, infatti, non presenta segni di consumo. La descrizione delle lesioni non corrisponde nemmeno alle ferite che si riscontrano in caso di attacco finalizzato alla eliminazione dell’avversario”.

Tutto questo andrebbe, quindi, contro quanto emerso dalle analisi genetiche effettuate lo scorso aprile.

“Essendo quella trentina una popolazione derivante da pochi soggetti capostipiti, sappiamo che essa è caratterizzata da una limitata variabilità genetica. Se da un lato varie fonti non ufficiali si esprimono con avverbi di non certezza (esempio: presumibilmente), dall’altro lato, al contrario i provvedimenti prospettati sul destino dell’orso lasciano dedurre che l’identificazione sia avvenuta con elevato grado di certezza” chiarisce a tal proposito l’associazione animalista.

La perizia suggerisce inoltre che l’animale in questione non avrebbe agito attaccando volontariamente la vittima per ucciderla.

Relativamente alla natura dell’attacco, esso è riconducibile a un tentativo protratto di allontanamento e dissuasione da parte dell’orso sulla vittima. – si legge nella perizia – Anche relativamente a questo aspetto, le evidenze riscontrate non consentono di classificare l’azione lesiva né come un attacco deliberato né come una predazione.

Sulla vicenda è intervenuta anche la famiglia del giovane runner morto, prendendo le distanze dai risultati della recente perizia e facendo sapere che la la Procura ha disposto un incidente probatorio i cui esiti non sono ancora noti.

Quale futuro per JJ4?

Se fosse confermato che ad aggredire Andrea Papi non è stata l’orsa Gaia, quale futuro la attende? L’augurio di tanti (e naturalmente anche il nostro) è che JJ4 venga al più presto rilasciata e possa tornare con i suoi cuccioli. Ma questa altamente improbabile che ciò avvenga.

Il Presidente della Provincia di Trento, sostenuto anche dalla categoria dei cacciatori, è intenzionato ad abbatterla ad ogni costo, anche se al momento il Tar ha di nuovo sospeso la sua condanna a morte, almeno fino al 25 maggio (data in cui è fissata l’udienza).

Per scongiurare la morte del plantigrado la LAV (Lega Anti Vivisezione) è scesa in campo trovando un rifugio all’estero in cui accogliere Jj4, proposta che ha ottenuto anche un parere favorevole da parte dell’Ispra.

Quanto rilevato dalla perizia forense, però, da un lato non fa che complicare la delicata situazione. Nel caso in cui dovesse essere un esemplare maschio adulto responsabile dell’aggressione del 26enne, si prospetta un’ulteriore caccia all’orso.

In realtà, il problema principale non è tanto chi ha ucciso davvero Andrea Papi, ma piuttosto come affrontare meglio la convivenza fra uomo e fauna selvatica sul territorio del Trentino, dove questi animali sono stati introdotti nell’ambito di un programma europeo.  Criminalizzare questi mammiferi, parlando di “orsi killer” e “colpevoli” utilizzando logiche umane, non aiuta affatto, anzi. Non è facendo strage di animali che si risolve il problema.

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Fonte: LEAL 

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