Il Piano di controllo della popolazione di cervo nel settore trentino del Parco Nazionale dello Stelvio prevede l'abbattimento di migliaia di esemplari. Le associazioni sono in rivolta e chiedono all'Ente Parco e alla Provincia autonoma di Trento di fermare questa strage efferata
Nel Parco Nazionale dello Stelvio, area protetta nel cuore delle Alpi centrali, sterminare la fauna selvatica a fucilate fa ora parte delle iniziative a tutela dell’ecosistema. È così per i cervi, la cui densità della popolazione e gli impatti sull’ambiente hanno spinto l’amministrazione a dare il via agli abbattimenti selettivi nel settore trentino.
A prevederlo è il Progetto Cervo, realizzato attraverso la cooperazione tra l’Ente Parco e la Provincia Autonoma di Trento con la partecipazione del Servizio faunistico e dell’Associazione cacciatori trentini tra l’altro.
Tale piano prevede la rimozione di fino a 1500 cervi in 5 anni con prelievi sperimentali di 100-180 ungulati all’anno nei primi 2 anni.
A ucciderli e a rivendere la loro carne saranno 100 cacciatori, definiti coadiuvanti per le attività di controllo del Cervo, che hanno ricevuto una apposita formazione dall’Accademia Ambiente Foreste e Fauna del Trentino.
Una strage pianificata sin dall’anno 2008 in cui venne presentata la prima versione del Progetto Cervo. Il Piano 2022-2026 venne successivamente approvato con la delibera della Giunta Provinciale nr 2131 del 25/11/2022. Di recente è stato integrato da una nuova delibera.
Una simile decisione ha fatto insorgere gli animalisti, che stanno pianificando le prossime mosse per impedire questo scempio. Per mettere pressione all’Ente Parco è stata lanciata una petizione. Già oltre 2000 firme sono state raccolte.
La richiesta è di interrompere immediatamente gli abbattimenti nell’area protetta e valutare azioni non cruente, come del resto ci si aspetterebbe da una riserva protetta in cui gli animali dovrebbero essere tutelati, non uccisi a colpi di fucile.
Si potrebbe utilizzare, ad esempio, il farmaco contraccettivo Gonacon, già impiegato con successo negli USA sui cervi dalla coda bianca, o ricorrere ai corridoi faunistici per la dispersione degli animali” ha spiegato l’ENPA, organizzazione tra le associazioni intervenute.
Invece no, si sceglie di agire e riprogrammare le leggi della natura nell’unica maniera che la politica sembra conoscere: l’uccisione degli animali in eccesso per ridurre il loro peso sull’ambiente e sbarazzarsi del problema alla svelta.
È una posizione molto discutibile, che in Trentino ha visto un corso identico con soggetti diversi. Pensiamo, infatti, agli orsi e ai lupi. Un simile atteggiamento impone una riflessione: è davvero questo il modo in cui intendiamo conservare la fauna selvatica, in un’area protetta in cui è entrata ora anche la caccia?
Puoi firmare la petizione QUI.
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Fonte: Parco Nazionale dello Stelvio – Trentino
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