Gli ultimi mufloni dell'Isola del Giglio stanno per essere sterminati tutti. Attivisti e associazioni chiedono di mettere fine a questa strage e di poter intervenire per salvare gli esemplari ancora in vita dalla fine che è stata decisa per loro: l'eradicazione del muflone dall'arcipelago toscano
Maschi, femmine gravide e cuccioli. Sono gli ultimi mufloni che vivono nei territori esterni al Parco Nazionale Arcipelago Toscano e stanno per essere sterminati fino all’ultimo esemplare. Dal 1 ottobre è partito infatti il piano di eradicazione del muflone dall’arcipelago toscano.
Questo comprende di uccidere a colpi di fucile tutti i mufloni che vivono fuori l’area protetta. Sarebbero circa 40 i mufloni su cui pende una condanna di morte. Quelli che un tempo popolavano quest’area sono stati messi in salvo e trasferiti in riserve naturali.
Più associazioni animaliste si erano rese disponibili ad accogliere anche i restanti mufloni e avevano avanzato soluzioni non violente. Il destino di questi animali selvatici sembrava però essere già stabilito in precedenza. Anche l’ipotesi di un salvacondotto non è stata presa in considerazione dalle autorità locali.
Per questo l’OIPA si rivolge adesso a tutti i cittadini, chiedendo loro di partecipare a un mailbombing e mettere pressione alla Regione Toscana e all’Ente Parco dell’Arcipelago Toscano affinché le uccisioni dei mufloni del Giglio vengano sospese immediatamente.
In piena crisi ambientale e di fronte a soluzioni alternative valide e non cruente, non è pensabile che, ancora oggi, si ricorra alle armi e a una carneficina che non risparmierà nemmeno le femmine gravide e i piccoli. Una politica lungimirante, anche nell’interesse economico dell’isola, dovrebbe fare il possibile per individuare degli strumenti capaci di tutelare la vita di altre specie viventi nell’ottica di una convivenza pacifica con la nostra specie, afferma l’OIPA.
Molti attivisti stanno presidiando dal 1 ottobre l’isola per la salvaguardia dei mufloni. Per dare una mano e vigilare sugli animali puoi scrivere a rigarestorto@gmail.com. Per inviare la mail di protesta trovi invece il format QUI. Dovrai solamente aggiungere nome, cognome, città e il tuo indirizzo di posta elettronica.
Fonte: OIPA
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