Sull'isola di Rodi sono state concesse le licenze per la prossima stagione venatoria. L'ira e le preoccupazioni di associazioni e volontari, che stanno protestando per una immediata revoca. La vita di centinaia di animali selvatici, già scampati alla fiamme e privati della loro casa, è ora messa nuovamente in discussione
Non bastavano i terrificanti incendi che hanno infuriato a Rodi, portando ovunque distruzione sulla splendida isola greca. Il governo ha deciso recentemente di concedere le licenze di caccia per la stagione venatoria 2023-2024, acconsentendo al massacro della fauna selvatica che miracolosamente è riuscita a trovare una via di fuga.
I cacciatori isolani potranno dunque brandire le proprie armi e ammazzare i selvatici sopravvissuti al fuoco, adesso due volte vittime. Tra gli esemplari cacciabili vi sono lepri, pernici, ma anche gli emblematici cervi di Rodi sarebbero a rischio secondo gli animalisti.
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I Dama dama sono il simbolo dell’isola e trionfanti accolgono viaggiatori e mercanti sulle colonne del porto. Ora proprio la vita di quei maestosi selvatici, scampati alle fiamme e privati della loro casa, potrebbe essere consegnata nelle mani sbagliate e nei fucili dei cacciatori.
Una vergogna inaudita per un’isola dove le ferite sono ancora aperte, un’isola che ha perso ettari ed ettari di alberi e fauna selvatica in un disastro ecologico di gigantesca portata. Lo spettacolo spettrale è sotto gli occhi di tutti, ma la caccia non conosce ostacoli.
Unica proibizione il cacciare all’interno di un’area di 5.460 ettari adiacente alla diga di Gadoura, come riportano fonti locali. Il divieto, secondo quanto riferito dall’Associazione di cacciatori di Rodi, interesserebbe anche le zone colpite dagli incendi. Qui, però, della fauna selvatica non resta alcuna traccia vivente. Sulle strade si incontrano ancora i corpi carbonizzati degli animali, ossa e palchi.
A denunciare questo scempio sono le associazioni ambientaliste dell’isola. Tra queste vi è la Federazione Panellenica Filantropica e Ambientale, che ha invitato la popolazione e il web a partecipare a un mailbombing agli indirizzi delle istituzioni greche.
https://www.facebook.com/pfpomospondia/posts/pfbid02CRM5BetXzdGsvx6yyCs2EF8Kx56p5p76X4NSdHon7ZbjMbwLmHWm17cZR4mbZPZMl
Rodi continua ancora a bruciare nell’animo degli animalisti, dei volontari e cittadini che dalla prima scintilla si sono rimboccati le maniche e hanno distribuito nei boschi e fuori i centri abitati secchi d’acqua e fieno per abbeverare e sfamare i cervi e gli altri animali superstiti.
Tra di loro vi è Stefania Zuini. Vi avevamo parlato di lei e della sua Villa Felina, un’oasi in cui assieme al compagno si prende cura dei gatti abbandonati di Rodi.
Non appena abbiamo riempito il secchio e messo il fieno si sono avvicinati per mangiare. Siamo preoccupati adesso che queste zone create siano di aiuto ai cacciatori invece che ai cervi per scovarli meglio. Sono molto spaesati. L’incendio è finito fuori, ma noi sentiamo tutta la sua devastazione che brucia” ha raccontato a greenMe Stefania.
Abitanti e associazioni si sono riuniti nel chiedere a gran voce al Dicastero dell’Ambiente di revocare immediatamente le licenze venatorie e di decretare un divieto di caccia per il corrente anno per dare alla natura il tempo e il modo di riprendersi e valutare azioni mirate per il ripristino delle aree bruciate.
L’appello mira a offrire maggiore protezione ai cervi di Rodi, una specie unica di questo territorio, nonché alle altre creature selvatiche e alla flora locale. Una simile tutela, in questo momento così delicato, non è compatibile con la prossima apertura della stagione venatoria.
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