Questo documentario ci sbatte in faccia tutte le conseguenze degli allevamenti intensivi di pesce

Il documentario “Until the End of the World” è andato ad indagare sugli allevamenti intesivi di pesce, evidenziando tutte le problematiche ambientali che porta con sé

Il documentario “Until the End of the World” di Francesco De Augustinis esplora il controverso mondo degli allevamenti intensivi di pesce, mettendo in evidenza le implicazioni ambientali, sociali ed economiche di questa industria in rapida crescita.

Il report dell’ONG inglese Feedback, che ha ispirato il documentario, solleva preoccupazioni specifiche sui produttori di salmone norvegesi e la loro presunta sottrazione di risorse alimentari ai Paesi dell’Africa Occidentale per produrre mangimi.

Secondo lo studio, nel 2020 quasi 2 milioni di tonnellate di pesci selvatici commestibili sarebbero stati utilizzati per produrre olio di pesce, principalmente per i mangimi dei salmoni norvegesi. Gran parte di questo pesce proveniva dai Paesi dell’Africa Occidentale, un’area già a rischio di sicurezza alimentare, e avrebbe potuto nutrire tra 2,5 e 4 milioni di persone.

Il ruolo dell’acquacoltura e la “blue transformation”

Il documentario sottolinea che la questione va oltre i salmoni norvegesi, evidenziando l’espansione globale dell’acquacoltura, diventata l’industria alimentare a più rapida crescita. Nel 2021 la produzione di pesce in allevamento ha superato la pesca tradizionale a livello globale.

L’acquacoltura è parte della strategia delle Nazioni Unite conosciuta come “Blue Transformation”, mirante ad aumentare la produzione globale di cibo attraverso una maggiore sfruttamento delle risorse marine.

“Until the End of the World”, frutto di una ricerca giornalistica triennale, traccia un viaggio attraverso gli allevamenti di pesce, concentrandosi sugli impatti della produzione di spigole, orate e salmoni di allevamento. Esplora gli effetti collaterali, tra cui l’inquinamento di luoghi naturali, la distruzione di economie locali e la competizione con le comunità locali per le risorse.

Evidenzia la crescente dipendenza dell’industria dagli alimenti provenienti dalla pesca, in un contesto in cui oltre la metà delle specie marine è già pescata oltre i livelli di sicurezza. La ricerca di nuove soluzioni per la produzione di mangimi e il sostentamento dei pesci negli allevamenti è descritta come una corsa frenetica che coinvolge persino l’Antartide.

Il quadro generale dipinto dal documentario suggerisce una forma di “colonialismo”, evidenziando come l’industria degli allevamenti di pesce dipenda dalla cattura di risorse naturali, come porzioni di mare da trasformare in aree produttive e enormi quantità di pesci da utilizzare come mangimi.

Il film segue le storie di comunità da diverse parti del mondo che lottano contro l’espansione degli allevamenti di pesce, dall’Italia al Senegal, dalla Spagna alla Patagonia cilena. La narrazione conduce gli spettatori fino alle acque gelide dell’Antartide, simboleggiando la sfida globale della sopravvivenza di questo ecosistema in un contesto di cambiamenti climatici.

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Fonte: Until the End of the World Ita

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