I danni provocati dai cinghiali si moltiplicano, ma uccidere questi animali è il modo più sbagliato per prevenirli

ISPRA stima 120 milioni di euro di danni provocati dai cinghiali fra il 2015 e il 2021, ma sparare a questi animali è deleterio - denuncia l'Ente Nazionale di Protezione Animali

I cinghiali selvatici, che vivono ai confini dei centri abitati, rappresentano una minaccia per l’incolumità delle persone e per la sopravvivenza delle coltivazioni. È quanto emerge dal report ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) che ha indagato i danni provocati da questi animali in Italia fra il 2015 e il 2021.

In soli sette anni si stimano oltre 105.000 aggressioni commesse dai cinghiali agli insediamenti umani e alle coltivazioni, con danni all’agricoltura che sfiorano i 120 milioni di euro (tra 14,6 e 18,7 milioni di euro di danni registrati ogni anno).

Circa 30 milioni di euro sono stati spesi per riparare i danni all’interno di aree protette nazionali e regionali. Secondo i dati raccolti, le regioni più colpite sono Abruzzo e Piemonte: in entrambi i territori si superano i 17 milioni di euro di danni nel periodo dell’indagine.

Oltre ai danni all’agricoltura e alle infrastrutture ISPRA evidenzia come, ogni anno, più di 300.000 cinghiali siano stati abbattuti perché considerati una minaccia alle attività umane: si tratta di circa 2 milioni di animali in sette anni.

A commento di questi dati così drammatici si è espresso ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali), sottolineando che l’uccisione dei cinghiali non serva a risolvere il problema, ma che al contrario ci sarebbe bisogno di misure preventive che limitino la riproduzione incontrollata di questi animali e la loro diffusione sul territorio:

Come dimostrato con grande evidenza dal mondo scientifico, la pressione venatoria sui cinghiali non riduce i trend demografici incrementali ma anzi li rafforza in misura considerevole. Le fucilate, infatti, causano la dispersione dei branchi, incentivando l’attività riproduttiva di quelle femmine che, data la struttura matriarcale dei branchi stessi, sarebbero altrimenti inattive.

Anziché favorire e promuovere attività venatorie per abbattere i cinghiali, si potrebbero applicare metodi ecologici meno invasivi che semplicemente allontanano gli animali dai campi e dalle colture senza far loro del male. Un esempio di questo sono i dissuasori acustici ad ultrasuoni.

Purtroppo, come vi abbiamo raccontato, una delle novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2022 riguarda proprio la “liberalizzazione” della caccia: è possibile sparare agli animali “molesti” anche in città e nelle aree protette, demolendo di fatto i capisaldi della nostra legislazione ambientale (legge 157/92 e 394/91).

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Fonti: ANSA / ENPA

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