Straordinari orsi polari! I predatori dell'Artico sono nuotatori provetti e lo dimostrano compiendo traversate lunghe giorni interi
È il sovrano dell’Artico, maestoso e potente predatore dalla pelliccia bianca. L’Ursus maritimus è l’orso più grande al mondo, simbolo di forza e resistenza e ha abilità sorprendenti che non tutti conoscono. Una tra queste è il nuoto.
Quando pensiamo agli orsi polari, di solito li immaginiamo distesi su blocchi di ghiaccio marino o all’azione nell’atto di cacciare, ma c’è di più. Questi predatori sono ritenuti nuotatori talentuosi e in acqua possono compiere spostamenti impressionanti senza mai fermarsi.
A darne ulteriore prova è stato un esemplare femmina di orso polare, che ha nuotato per 9 giorni di fila nel Mare di Beaufort, Mare Glaciale Articolo. Oltre una settimana di fila no stop, insomma un’impresa non da poco.
Gli orsi polari nuotano per spostarsi verso nuove porzioni di ghiaccio, non importa dove queste si trovino, e possono raggiungere anche una velocità di 10 km/h. Ma come mai riescono a nuotare per tutto questo tempo?
La risposta è nella conformazione del corpo della specie, e non è poi così nascosta. Gli orsi polari hanno zampe molto muscolose, che fungono da ottime pagaie nel caso di quelle anteriori. Le posteriori vengono utilizzate invece per dare la direzione.
Diamo poi uno sguardo al manto dell’orso polare. La sua pelliccia è idrorepellente e isola il corpo dall’acqua gelida dell’Artico. Anche il colore è un ingegno della natura perché i peli, che appaiono come color crema, sono in realtà traslucidi e permettono al raggi solari di penetrare e riscaldare la pelle del predatore.
Oltre a essere campioni di nuoto, gli orsi polari sanno anche immergersi fino a 2 minuti. Non un record di apnea, certamente, ma comunque notevole.
Le lunghe traversate via mare sono una prova di resistenza perché presuppongono un grande dispendio di energie. Anche i cuccioli sanno nuotare sin da subito, ma non si tuffano in acqua prima dei 4 mesi solitamente. Sono gli adulti a supervisionarli inizialmente in acque poco profonde.
L’innata capacità di nuotare risponde a esigenze specifiche quali la caccia, la migrazione, la ricerca di un nuovo habitat e infine le minacce. Questa specie viene studiata dagli scienziati come rappresentante di un ecosistema artico, che stiamo inevitabilmente distruggendo.
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Fonti: WWF – Ocean Action Hub
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