Cuccioli di tigre e zanne d’elefante: così il traffico di animali selvatici prospera su Facebook

Il social di Zuckerberg dice di combattere il commercio illegale della fauna selvatica, tuttavia Facebook rimane una allettante vetrina per chi è alla ricerca di specie selvatiche da acquistare, spesso a rischio estinzione, che vengono proposte negli annunci d della piattaforma

Non serve andare nella apposita sezione Marketplace di Facebook per trovare annunci di vendita di gioielli, giocattoli, ma anche di animali, molti di questi esotici, che vengono commerciati così, eludendo i controlli della piattaforma e utilizzando la sua visibilità per trafficare illegalmente specie selvatiche.

Bastano pochi click per imbattersi in profili che postano cuccioli di tigre, leone, scimmie, ma anche zanne d’elefante ed altri manufatti che possono essere acquistati comodamente online. Insomma un giro d’affari enorme che, senza alcun investimento, avviene proprio sotto gli occhi di Facebook.

avaaz animali selvatici

@Avaaz

Non si tratta solamente di un commercio illegale nella maggior parte dei casi, essendo la vendita proibita o vincolata da apposite documentazioni di cui il venditore deve essere in possesso, ma di un business che spesso è spinto e agevolato dallo stesso Facebook, come dimostrano gli attivisti della ONG Avaaz che hanno smascherato facilmente queste compravendite.

Cliccando infatti su un annuncio o un gruppo, sono proprio gli algoritmi della piattaforma a suggerire ed indirizzare gli utenti ad attività d’interesse simili a quelle appena cercate e così da un post ci si imbatte in un altro e poi in un altro ancora, scovando tutta una serie di commercianti che, con foto, descrizione e persino i recapiti telefonici, propongono senza remore la loro merce.

Non solo Facebook sa che il traffico di animali selvatici sta prosperando sulla loro piattaforma, lo sanno da anni. Eppure, continuano a ignorare palesemente il problema – o peggio – ad abilitarlo, violando anche la propria posizione dichiaratasi contro l’attività criminale e il danno fisico agli animali. I risultati di questa indagine sono debitamente annotati”

ha affermato il deputato Raúl Grijalva.

Per ostacolare questo business, nel 2018 Facebook aveva fondato assieme al WWF la Coalition to End Wildlife Trafficking Online con l’obiettivo di tagliare dell’80% il commercio di specie selvatiche entro il 2020.

Nonostante le migliori intenzioni, Avaaz ha continuato a trovato in niente annunci di animali selvatici vivi sul sito di Zuckerberg, facendo delle ricerche con parole chiave in inglese, spagnolo e portoghese. Dei risultati visualizzati, il 54% dei suggerimenti mostravano specie protette inserite nelle Appendici CITES, il 76% dei contenuti violavano invece gli standard della comunità.

Secondo i dati di uno studio, si stima che il commercio illegale della fauna selvatica sia la quarta attività illecita al mondo, subito dopo il traffico di narcotici, traffico di esseri umani e di prodotti contraffatti. E non c’è da affatto da stupirsi visto che questo commercio a danno dell’ecosistema ha trovato un mercato più che florido sul social Facebook e per giunta tutto alla luce del giorno.

Fonte: Avaaz 

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