Così la grave siccità in corso sta “trasformando” i porcospini italiani in castori

Un recente studio italiano ha descritto un comportamento insolito tra i porcospini. Responsabili i cambiamenti climatici, che non solo stanno portando all'estinzione di moltissime specie viventi e distruggendo i loro ecosistemi, ma stanno anche stravolgendo le abitudini degli animali

Primavera a novembre, orsi che rinviano il letargo e animali selvatici con comportamenti mai descritti prima. È l’altro volto della siccità, emergenza tutt’altro che volta al termine nel nostro Paese.

Uno studio scientifico pubblicato recentemente sulla rivista Biology ha messo in luce in un altro effetto dei cambiamenti del nostro clima sulla fauna selvatica. Un team tutto italiano ha osservato infatti abitudini insolite tra le popolazioni di porcospino, anche noto come istrice crestato.

Tra i grandi roditori che vivono in Italia l’istrice crestato, nome scientifico Hystrix cristata, è quello su cui si sono concentrati gli studiosi. Per via dell’aumento delle temperature, questo animale di origine africane ha ampliato il suo areale di distribuzione.

Oggi il porcospino è infatti presente in regioni dove prima non era mai stato segnalato. Tuttavia c’è un altro motivo inaspettato che ha attirato l’attenzione dei ricercatori e che, proprio come la “nuova” distribuzione geografica della specie, è indice del cambiamento climatico.

Per la prima volta il team di ricercatori ha documentato dei porcospini strappare le cortecce di alberi e arbusti come i castori. Si pensava inizialmente che quest’attività, che prende il nome di stipping, fosse riconducibile proprio ai castori. Nell’area da cui sono arrivate le segnalazioni, alcune in Toscana, però non vivono castori.

Questo ha spinto i ricercatori a utilizzare delle fototrappole. Da lì la conferma. “I mesi freddi del 2021-2022 sono stati caratterizzati da una grave siccità nell’Italia centrale che ha impedito ai porcospini di scavare per cercare cibo” si legge nello studio.

Questi animali si nutrono solitamente di radici, bulbi, tuberi. Per colpa della siccità, come i dati mostrano, i porcospini avrebbero preso di mira le cortecce degli alberi spinti dalla fame. Nell’Italia centrale il sambuco nero è stata la pianta più scortecciata.

Secondo i ricercatori i cambiamenti climatici e la siccità potrebbero spingere i porcospini ad avvicinarsi alle città in cerca di cibo, esponendoli a elevati pericoli. Non per ultimo questo comportamento renderebbe le cortecce degli alberi ancora più vulnerabili.

Fonte: Biology

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