Condannata a morte l’orsa che ha attaccato due cacciatori in Trentino, che ne sarà del suo cucciolo? L’Ispra può ancora salvarla

La Provincia autonoma di Trento è pronta ad abbattere l'orsa F36, richiesto il parere ISPRA per procedere alla rimozione dell'esemplare mentre la Giunta Fugatti parla di una legislazione di emergenza per gli orsi problematici. Cosa ne sarà del suo piccolo? Non è così che si convive con la popolazione ursina del territorio, popolazione che ricordiamo essere stata reintrodotta nel 1996 con Life Ursus in accordo con la Pat, il Parco Adamello Brenta e l'allora ISPRA.

Non è stato sufficiente che l’orsa F36, il plantigrado identificato come responsabile dell’attacco a due cacciatori nei boschi trentini di Roncone lo scorso 30 luglio, non avesse mai mostrato comportamenti problematici prima d’ora. Una sola reazione difensiva quando a seguito aveva il suo orsetto è bastata per richiederne la condanna a morte.

Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, è pronto all’eliminazione del plantigrado. Per procedere serve solo il parere favorevole di ISPRA.

A fronte di una situazione straordinaria, si rende necessaria la messa a punto di percorsi straordinari” sono state le parole di Fugatti.

Nell’ambito del Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza convocato dal Commissario del Governo, Prefetto Filippo Santarelli, si è discusso di una legislazione di emergenza per esemplari problematici che, nemmeno a dirlo, non contempla altre strade se non la rimozione tempestiva degli orsi “pericolosi”.

Oggi le abitudini delle persone, abituate a frequentare la montagna, mantenerla curata e coltivarla, stanno cambiando. Non possiamo consentire che i nostri cittadini rinuncino a vivere appieno il bosco” ha commentato Paride Gianmoena, presidente del Consiglio delle autonomie locali.

Neanche si possono sterminare tutti i veri abitanti dei boschi, gli animali selvatici, che, a causa dell’assenza di misure volte a garantire la sicurezza pubblica nelle aree di presenza dell’orso, lo scarso monitoraggio dei plantigradi e comportamenti scorretti da parte della popolazione, diventano il capro espiatorio. Non è così che si convive con la fauna selvatica.

Nelle ultime ore la Provincia autonoma di Trento ha ricevuto il via libera per dotare il Corpo forestale trentino dello spray anti-orso come strumento di autodifesa e dissuasione per incontri ravvicinati con gli orsi. Il prossimo passo è estenderne l’uso anche ai cittadini. (Leggi anche: Sì allo spray anti-orso per il Corpo forestale del Trentino (presto anche alla popolazione))

Il bear-spray è solo il primo degli strumenti su cui si dovrebbe investire nei territori trentini. Bisogna informare maggiormente cittadini e i turisti sui comportamenti corretti nei boschi, intensificare il monitoraggio della popolazione di orsi prima di avviare iter per l’abbattimento.

Ricordiamo che gli orsi bruni sono stati reintrodotti nelle Alpi centro-orientali grazie al progetto Life Ursus, che dal 1996 al 2004 è stato responsabile della conservazione della specie nelle aree alpine interregionali. Il progetto è stato realizzato dal Parco Naturale Adamello Brenta in collaborazione con Provincia Autonoma di Trento e ISPRA, allora INFS.

Life Ursus si è concluso nell’anno 2004. Da allora cosa è stato fatto per il controllo e la tutela delle popolazioni ursine?

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Fonte: Provincia autonoma di Trento

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