Il lupo sta ricolonizzando lo Stivale come dimostra il rapporto 2020-2021 sul monitoraggio di questa specie selvatica. Il numero di esemplari è in crescita, ma secondo l'Ispra, che ha reso pubblici i dati, non bisogna abbassare la guardia sulla salvaguardia del canide lupino
Nel nostro Paese ci sono sempre più lupi rispetto agli scorsi decenni. Dagli anni ’50 il lupo è tornato a popolare spontaneamente l’Italia e il numero di esemplari è infatti cresciuto negli anni. È quanto si apprende dal nuovo monitoraggio nazionale del lupo dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale del Ministero della Transizione ecologica.
Il report ha stimato la presenza di circa 3300 lupi su tutto il territorio nazionale, oltre 1000 esemplari in più rispetto all’ultimo censimento del WWF. Attualmente 950 di questi sarebbero distribuiti nelle aree alpine mentre i restanti 2400 popolerebbero le altre regioni peninsulari.
Tale stima è stata fatta perlustrando da Nord a Sud i percorsi prestabiliti in 1.000 celle di dieci chilometri quadrati ciascuna. A questi si sono sommati gli avvistamenti fotografici e le tracce rinvenute sul territorio.
I dati dell’Ispra sono stati raccolti tra l’ottobre 2020 e l’aprile 2021 e hanno visto la collaborazione dei volontari di WWF, Cai, LIPU, Aigae impegnati sul campo. Da tempo numerose associazioni animaliste si battono al fianco del nostro Governo per la conservazione di questa specie.
Il lupo è una delle specie più conosciute in Italia, ma anche una delle più elusive e difficili da studiare,
ha affermato il dott. Piero Genovesi, responsabile del Servizio Coordinamento Fauna Selvatica dell’Ispra.
Oltre a essere un animale sfuggente il lupo è una specie minacciata dal bracconaggio degli allevatori, il cui bestiame è predato da questo animale. A ciò si aggiungono altri casi di mortalità accidentale quali, ad esempio, gli investimenti e una minaccia di tipo genetico: l’ibridazione con i cani.
Ci auguriamo che questi risultati siano l’inizio del percorso che porti all’approvazione finalmente di un Piano di gestione e conservazione condiviso, che preveda azioni atte a contrastare le minacce e a migliorare la convivenza tra le comunità locali e il lupo,
sottolinea Gianluca Catullo, responsabile specie e habitat del WWF Italia.
Avere adesso una stima così accurata consentirà ai Parchi nazionali e alle singole Regioni e Province autonome di tutelare gli habitat che i lupi popolano.
Questi dati non devono però spaventare allevatori e residenti poiché la coesistenza tra lupo e le attività umane non dipende dal numero di lupi presenti in un determinato Paese quanto dalle tecniche di prevenzione quali recinzioni migliori che tutelano gli animali da reddito, le aziende agricole e i singoli cittadini.
Queste rappresentano l’unica vera soluzione per una corretta gestione della popolazione dei lupi in Italia in quanto abbattimenti violenti della specie non sono non risolvono il problema, ma sono metodi barbari e arcaici da lasciarci alle spalle.
Fonte: WWF Italia
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