Metti da parte l'idea che ti sei fatto sentendo parlare del dodo: l'uccello estinto incapace di volare era tutt'altro che lento e sciocco. Una nuova ricerca scientifica intende migliorare la conoscenze di questo esemplare per rafforzare le azioni di conservazione delle specie a rischio
Tutti ne abbiamo sentito parlare almeno una volta, tra leggende e aneddoti sulle sue caratteristiche che hanno contribuito alla sua scomparsa. Dimentica quello che hai sempre saputo sul dodo, l’uccello incapace di volare: non era affatto sciocco e goffo come si è soliti pensare.
A sostenerlo è un nuovo studio scientifico pubblicato sulla rivista Zoological Journal of the Linnean Society. I ricercatori dell’Università di Southampton, del Natural History Museum (NHM) e dell’Oxford University Museum of Natural History hanno voluto sfatare un mito, scardinando alcuni preconcetti sulla misteriosa specie Raphus cucullatus ossia il dodo.
Per farlo, hanno consultato secoli e secoli di letteratura ed esaminato i resti ossei del dodo presenti nei poli museali del Regno Unito, tra cui l’unico tessuto molle di dodo conservato al mondo, mettendo a confronto le evidenze scientifiche.
Ciò che hanno scoperto è interessantissimo e dimostra come nelle epoche successive la sua estinzione siano state date “identificazioni errate” sulla specie che, anche sulla base dei racconti dei marinai, hanno generato confusione e diffuso l’idea di una creatura mitologica ma inetta.
Per fare chiarezza, il team di studiosi ha lavorato anche sul solitario di Rodriguez Pezophaps solitaria, un parente del dodo anch’esso estinto. La ricerca ha confermato che i due uccelli appartenevano alla famiglia dei Columbidi, e molto altro.
Per quanto nell’immaginario comune il dodo sia stato descritto come un uccello lento, stupido e in parte causa della sua stessa fine, le cose non starebbero esattamente così. Il dodo era in realtà un uccello attivo e molto veloce. La prova è nel suo tendine.
I campioni ossei suggeriscono che il tendine del dodo che chiudeva le sue dita era eccezionalmente potente, analogo agli uccelli che si arrampicano e corrono oggi” afferma il dottor Gostling, coautore dello studio.
Non era quindi “predestinato” all’estinzione. Al contrario, il dodo sembrava perfettamente integrato nel suo habitat naturale, dove non aveva predatori naturali prima di fare la conoscenza dell’essere umano.
I dodo occupavano un posto fondamentale nei loro ecosistemi. Se li capissimo, potremmo essere in grado di supportare il recupero dell’ecosistema a Mauritius, forse iniziando a riparare il danno iniziato con l’arrivo degli esploratori quasi mezzo millennio fa” continua Gostling.
Conoscere in maniera più approfondita il dodo potrebbe dunque aiutare i ricercatori a salvare altre specie a rischio estinzione localmente.
Comprendendo come si sono evoluti gli uccelli in passato, stiamo imparando lezioni preziose che potrebbero aiutare a proteggere le specie di uccelli oggi” spiega il dottor Heller.
Lo studio apre le porte a un progetto interdisciplinare di conservazione che fa del dodo il suo rappresentante.
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Fonte: Zoological Journal of the Linnean Society
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