Ambientalisti acquistano una licenza di pesca per salvare i dugonghi della Grande Barriera Corallina

Una azione non convenzionale da parte del WWF Australia che intende creare un'area marina protetta al nord della Grande barriera corallina, rimuovendo le reti da pesca qui presenti. Non è la prima volta che la ONG agisce in questo modo per tutelare l'oceano

L’hanno fatto ancora, gli ambientalisti del WWF hanno acquistato una licenza di pesca per le reti da imbrocco per tutelare le specie marine che popolano i mari australiani e le acque lungo la Grande barriera corallina dove sempre più animali riportano ferite causate dalle lenze e dalle reti dei pescatori e di frequente muoiono intrappolati in queste.

Come mai però l’ONG che si batte per l’ambiente detiene non una, ma quattro licenze da pesca? Semplice, l’acquisto delle autorizzazioni fa parte della campagna Net-Free North, con la quale il WWF Australia intende rimuovere le reti da pesca nella parte a nord-est della Grande barriera corallina che va da Cape Flattery a Torres Strait e realizzare qui una immensa riserva protetta di 100.000 km² che superi di gran lunga l’estensione della Tasmania. 

Il progetto lanciato dalla ONG intende creare un paradiso per dugonghi, delfini e squali martelli dove nessuno attenti alla loro quiete. 

Il WWF stima che nella suddetta area vivano 7.000 dugonghi, più di 280 tartarughe marine e tante altre specie a rischio estinzione che ogni anno finiscono nelle reti da imbrocco, senza riuscire più a liberarvi. Una rete da imbrocco è infatti un metodo da pesca molto comune che consiste nel posizionare verticalmente una cortina a maglie rettangolari che non lascia scampo agli animali.

Ogni rete da imbrocco è lunga 600 metri che corrispondono per intenderci a 12 piscine olimpioniche. 

Grazie al supporto dei suoi sostenitori, il WWF Australia ha rimosso finora il 90-95% di tutte le reti presenti nell’area, detenendo quasi tutte le quote nella regione a nord del reef. L’ente chiede ancora l’aiuto di tutti, invitando a firmare la petizione sul sito dell’iniziativa. 

Fonte: Net-Free North/WWF Australia

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