Una nuova inchiesta di Animal Equality mostra la crudeltà che si nasconde in uno dei più grandi allevamenti statunitensi di vitelli
Vitelli costretti a vivere al gelo, con gli zoccoli che si staccano per il freddo intenso, malati e lasciati morire in agonia senza cibo e acqua. Ecco cosa si nasconde dietro la produzione dei formaggi che finiscono sulle nostre tavole, tra cui il famoso BabyBel.
A svelare l’inferno che si cela dietro ciò che mangiamo è, ancora una volta, l’associazione Animal Equality, che lo scorso inverno ha filmato le terribili condizioni in cui sono detenuti circa 11mila vitelli al Summit Calf Ranch, uno dei più grandi allevamenti degli Stati Uniti.
Le immagini sono veramente sconcertanti e mostrano una crudeltà e una violenza senza senso verso esseri senzienti e innocenti.
I vitelli vengono separati dalle madri a mezz’ora dalla nascita e lasciati in gabbie al freddo con temperature che toccano i -20°C. Le temperature estreme causano il congelamento e il distacco degli zoccoli per molti di questi poveri animali che, oltre a provocare un dolore inimmaginabile, costringono i vitelli all’immobilità e a una lenta agonia sul cemento ghiacciato.
Molti animali muoiono a causa del freddo intenso, altri per via del fatto che cibo e acqua sono congelati, altri ancora a causa di malattie come polmoniti e diarrea. Ai vitellini che si ammalano non viene fornita nessuna cura veterinaria: vengono abbandonati a morire dopo una lenta agonia, ammassati sui corpi senza vita di altri vitelli.
I vitelli che sopravvivono sono sottoposti a maltrattamenti continui, tra cui la rimozione delle corna e la castrazione, che avvengono senza anestesia.
L’allevamento oggetto dell’inchiesta è di proprietà di Tuls Dairy, il più grande produttore lattiero caseario del Nebraska, che rifornisce almeno 17 produttori in tutto il Midwest.
Purtroppo la realtà che vivono questi vitelli è però comune a diversi allevamenti, anche nel nostro Paese: solo pochi mesi fa vi avevamo parlato di un’altra inchiesta di Animal Equality in alcune strutture italiane, dove si produce latte per le nostre mozzarelle di bufala.
Situazioni analoghe sono state documentate negli allevamenti di maiali, oche destinate alla produzione di fois gras, polli, galline e altri animali.
Gli allevamenti intensivi celano troppo spesso dolore, maltrattamenti, crudeltà, oltre a pessime condizioni igienico sanitarie. Per fermare tutto questo sarebbero necessari maggiori regole e controlli e, soprattutto, occorrerebbe che ognuno di noi riducesse sensibilmente o addirittura eliminasse il consumo di alimenti di origine animale.
Un’alimentazione vegetale, oltre a risparmiare indicibili sofferenze agli animali, rappresenterebbe anche una risposta alla crisi climatica e apporterebbe benefici per la salute di tutti noi.
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Foto: Animal Equality