Bompieri Allevamenti, uno dei principali produttori suinicoli italiani, ha annunciato che abbandonerà l'uso di gabbie per le scrofe. Dopo un periodo di sperimentazione iniziato nel 2016, l'azienda le eliminerà completamente entro il 2026
Finalmente possiamo darvi una buona notizia che riguarda il benessere animale. Bompieri Allevamenti, uno dei principali produttori italiani nel settore suinicolo, ha annunciato la decisione di abbandonare l’uso di gabbie per le scrofe durante la gestazione e il parto. L’azienda diventa così il primo produttore in Italia ad aderire alle richieste della campagna SOS Pig di Essere Animali.
In Italia, le gabbie rappresentano ancora un crudele strumento di tortura per migliaia di scrofe incinte, imprigionate in spazi piccolissimi dove non riescono neppure a muoversi. La sofferenza continua anche durante l’allattamento, quando le madri sono costrette a nutrire i loro piccoli attraverso sbarre di metallo, esponendosi a infiammazioni ai capezzoli e al rischio di ferite. Sorprendentemente, tutto ciò è permesso dalla legge, nonostante causi elevato stress e comportamenti aggressivi negli animali.
Finalmente qualcuno ha deciso di porre fine a tutte queste crudeltà. Parliamo appunto di Bompieri Allevamenti che, dopo un periodo di sperimentazione iniziato nel 2016, ha deciso di abbracciare l’iniziativa europea “End the Cage Age”, diventando pioniere del cambiamento in Italia.
La rimozione completa delle gabbie nei suoi allevamenti è programmata entro il 31 dicembre 2026. In sostituzione, verranno installati ampi box parto di almeno 7 metri quadrati che offriranno alle scrofe spazi confortevoli, permettendo loro di riposarsi e muoversi liberamente.
Questi nuovi ambienti, arricchiti con paglia e carta, includeranno anche una zona “nido” coperta e ben riscaldata dedicata ai suinetti, integrata con dispositivi anti-schiacciamento per garantire la sicurezza dei neonati.
La decisione di Bompieri Allevamenti offre una speranza tangibile per un futuro in cui gli allevamenti suinicoli italiani si evolvano verso pratiche più umane, rispettando il diritto degli animali alla dignità e al benessere.
Come già accennavamo, la decisione è in linea con le richieste della campagna “End the Cage Age”, supportata anche a livello europeo, e risponde alle crescenti preoccupazioni della società riguardo al benessere degli animali negli allevamenti intensivi. L’azienda è la prima a rispondere con un gesto concreto alle richieste delle persone che, secondo un sondaggio commissionato da Essere Animali, si sono espresse chiaramente a favore di standard più elevati nel trattamento degli animali da allevamento.
L’opinione pubblica italiana ha dimostrato un forte sostegno al divieto di allevamento in gabbia (91%) e all’uso di etichette informative sui prodotti che rispettano parametri più alti di benessere animale.
L’iniziativa, che segna un cambiamento significativo nel modo in cui vengono gestiti gli allevamenti suinicoli, dimostra che è possibile ridurre la sofferenza degli animali in tempi brevi e su larga scala in Italia. Anche se ovviamente c’è ancora molto da fare.
Come ha dichiarato Elisa Bianco, responsabile corporate engagement di Essere Animali:
Quando si parla di cambiamenti che possano ridurre la sofferenza dei maiali negli allevamenti intensivi italiani viene spesso messa in dubbio la fattibilità e la sostenibilità economica di questi interventi. Eppure, quello che l’esempio di Bompieri Allevamenti dimostra è che ridurre la sofferenza di scrofe e maiali non solo è possibile, ma è anche realizzabile in tempi brevi e su larga scala nel nostro Paese. Questo è un esempio di come il cambiamento nel settore possa partire anche dalla volontà degli allevatori stessi, soprattutto se ricevessero il dovuto supporto di supermercati e salumifici, responsabili di sostenere il corretto sviluppo delle filiere e spiegare con trasparenza ai consumatori cosa stanno acquistando.
La scelta di Bompieri Allevamenti potrebbe convincere anche altri produttori a seguire questo esempio, incoraggiati dal supporto dell’opinione pubblica e dalla consapevolezza crescente della necessità di migliorare le condizioni degli animali negli allevamenti intensivi.
Speriamo che molte altre aziende seguano questo esempio.
Non vuoi perdere le nostre notizie?
- Iscriviti ai nostri canali Whatsapp e Telegram
- Siamo anche su Google News, attiva la stella per inserirci tra le fonti preferite
Fonte: Essere Animali
Leggi anche:
- Scrofa violentata da un operatore: gli abusi che non immagini negli allevamenti intensivi
- Da una parte le madri, dall’altra i cuccioli: la crudeltà senza fine degli agnelli a Pasqua
- Non solo white striping, il 74% dei polli Lidl soffre di malattie della pelle a causa del contatto con i propri escrementi