Una nuova azienda italiana si impegna a non vendere più uova da galline in gabbia a partire dal 2024, è il gruppo di supermercati Gros
C’è sempre più attenzione verso il benessere animale anche se la strada da fare è ancora molto lunga. Una novità per quanto riguarda le uova prodotte da galline in gabbia arriva dai supermercati del gruppo Gros che non le venderanno più a partire dal 2024.
I supermercati del gruppo Gros, dislocati soprattutto nel Lazio con circa 150 punti vendita, hanno fatto sapere che non venderanno più uova da galline allevate in gabbia. Non si tratta solo di uova fresche ma anche di uova in versione liquida e ovoprodotti.
Come si legge infatti nella comunicazione di Gros:
Considerando il confinamento in gabbia delle galline una pratica negativa per il benessere degli animali, Gruppo GROS e tutte le insegne del gruppo si impegnano ad eliminare totalmente dal proprio approvvigionamento uova (in guscio, liquide e ovoprodotti) provenienti da allevamenti in gabbia entro il 2024.
Questa decisione avrà un impatto positivo su circa 500mila animali ma sarà attuata gradualmente e resa definitiva appunto solo nel 2024.
Ma non è tutto. Come si legge:
In parallelo a quanto sopra evidenziato e compatibilmente con il graduale ammodernamento degli standard di allevamento, Gruppo Gros inizierà un percorso di lavoro sui sistemi combinati affinché anche questi siano eliminati dal proprio approvvigionamento.
Per sistema combinato si intende un sistema ibrido in cui vengono allevate le galline in spazi “aperti” che però poi possono essere convertiti in gabbie semplicemente chiudendo dei “cancelletti”, il che fa diventare il sistema in tutto e per tutto un allevamento in gabbia.
Grande la soddisfazione di Animal Equality che già da maggio scorso aveva protestato e si era battuta per ottenere questo risultato. Come ha dichiarato la coordinatrice del team campagne Animal Equality Italia, Ombretta Alessandrini:
Dopo mesi di intense azioni online e di proteste, finalmente Gros ha fatto un passo avanti importante per gli animali, prendendo le distanze da una delle pratiche più crudeli dell’industria alimentare. Ci auguriamo che ora anche altre insegne della Gdo italiana che non hanno ancora pubblicato una policy cage-free possano presto seguire l’esempio di gruppo Gros e di tanti altri player che hanno già dichiarato di prendere le distanze da questo metodo di allevamento crudele ed arcaico.
Sì perché purtroppo, come dicevamo all’inizio, la strada è ancora lunga e sono tante le aziende italiane che non si sono assunte questo impegno. Leggi anche: Gabbie per galline: ancora troppe le aziende italiane che non si impegnano ad abbandonarle
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Fonte: Gros / Animal Equality
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