L’opposizione degli agricoltori e gli effetti della crisi economica hanno messo i bastoni fra le ruote a questo piano così ambizioso
L’opposizione degli agricoltori e gli effetti devastanti della crisi economica hanno messo i bastoni fra le ruote a questo piano così ambizioso
Abbandonare definitivamente l’uso dei pesticidi e di altre sostanze chimiche nell’agricoltura per salvaguardare l’ambiente e la salute sembrava una buona idea: lo Sri Lanka sarebbe diventato il primo paese al mondo a mettere per sempre al bando i pesticidi chimici, in favore di una produzione agricola completamente biologica. Ma purtroppo questo progetto sembra essere naufragato. La scorsa domenica, infatti, il governo locale ha abbandonato il proposito ed eliminato i dazi sull’importazione di fertilizzanti e pesticidi chimici, a poche ore da una protesta degli agricoltori annunciata nella capitale del Paese. il vicepresidente Udith Jayasinghe ha annunciato ai media locali che la decisione è stata presa al fine di assicurare la sicurezza alimentare e perché i pesticidi erano strettamente necessari.
Quando fu proposto, il divieto all’uso dei fertilizzanti chimici era stato giustificato come un modo per promuovere pratiche agricole più salutari per l’uomo e per rendere l’agricoltura più sostenibile: in occasione della Cop26, il Primo Ministro Mahinda Rajapaksa aveva elogiato l’uso delle moderne tecniche scientifiche per aumentare la produzione agricola senza causare la distruzione dell’ambiente. Purtroppo però, lo sforzo del governo srilankese non è durato a lungo: già lo scorso mese il divieto di importazione dei pesticidi era stato ammorbidito, permettendo l’ingresso nel Paese di cloruro di potassio e di bottiglie di azoto liquido dall’India, utilizzate durante la stagione di coltivazione del riso (ricordiamo che il riso, insieme al the e alla gomma, rappresenta uno dei prodotti agricoli maggiormente esportati dallo Sri Lanka e pertanto fondamentale per l’economia nazionale). I coltivatori di riso hanno lamentato l’impossibilità di coltivare la pianta a causa della mancanza di fertilizzanti, poiché il volume dei loro raccolti è stato ridotto dalla presenza di parassiti ed erbe infestanti.
Mentre il governo ha strutturato i passaggi della transizione verso un’agricoltura biologica come azione politica di sostenibilità ambientale, il Paese si trova a fronteggiare la crisi economica e sociale dovuta alla pandemia da Covid-19: lo Sri Lanka basa buona parte della propria economia sul turismo e sulle rimesse dei migranti – entrambe le voci del bilancio hanno subito gli effetti di chiusure e lockdown. Oltre a questo, si è assistito ad un vertiginoso aumento del debito pubblico, che sta piegando la popolazione.
Nonostante il suo fallimento, l’esperienza dello Sri Lanka non significa necessariamente che la transizione verso l’agricoltura biologica sia necessariamente una cattiva idea. C’è bisogno di più fondi e magari anche di più tempo affinché questo passaggio possa completarsi con successo: in un recente sondaggio è emerso che gli stessi agricoltori srilankesi si sono detti favorevole al passaggio verso il biologico, ma hanno chiesto al governo maggiori fondi per supportare la transizione.
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Fonte: The Hindu
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