Se smettessimo di mangiare salmone, avremmo a disposizione più pesci (salvando gli ecosistemi marini)

La produzione di mangime per i salmoni di allevamento implica la cattura di tonnellate di piccoli pesci che potrebbero finire sulle nostre tavole

Il salmone è uno dei pesci più consumati al mondo nell’alimentazione umana – e, purtroppo, anche uno dei più inquinanti. Vi è infatti un grosso squilibrio fra l’effettiva produzione di salmone e le risorse impiegate per l’allevamento di questo pesce: un elevato volume di pesci più piccoli viene catturato e somministrato per l’alimentazione dei salmoni, mentre potrebbe essere utilizzato per il consumo umano e ridurre così la pressione sugli stock ittici.

È quanto emerge da un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Cambridge: secondo David Willer, il suo autore, destinare i piccoli pesci catturati in natura all’alimentazione umana e non a quella dei salmoni rappresenterebbe una boccata di ossigeno per gli ecosistemi marini, sfruttati dalla pesca indiscriminata.

La produzione di mangimi rappresenta ora il 90% dell’impronta ambientale della produzione di salmonidi – denunciano gli autori. – Consentire alla produzione di salmonidi di espandersi ulteriormente alle condizioni attuali provocherà uno stress eccezionale sugli stock ittici globali già al loro limite. I nostri risultati suggeriscono che limitare il volume di pesce catturato in natura utilizzato per produrre mangime per il salmone d’allevamento può alleviare la pressione sugli stock ittici selvatici aumentando al contempo l’offerta di pesce selvatico nutriente per il consumo umano.

(Leggi anche: Salmoni uccisi per asfissia, antibiotici e lavoro minorile: la terribile realtà dietro gli allevamenti “simbolo d’eccellenza”)

Si stima che oltre il 75% dei mangimi somministrati ai salmoni sia costituito da pesce adatto anche al consumo umano, come sardine o acciughe. Ciò che sorprende e scandalizza, tuttavia, sono i numeri relativi alla quantità di piccoli pesci catturati a fronte di una ben più esigua produzione di salmoni: in un solo anno (2014), ben 460.000 tonnellate di pesce catturato in natura sono state utilizzate per produrre solo 179.000 tonnellate di salmone scozzese. 

Questi dati suggeriscono chiaramente una strada da poter percorrere in direzione di un mercato ittico più sostenibile: rinunciare a parte degli allevamenti di salmoni significherebbe ridurre la cattura di pesci selvatici destinati alla loro alimentazione e aumentare la disponibilità di pesce per l’alimentazione umana. Gli autori dello studio assicurano vantaggi anche per l’ambiente: consumare solo i piccoli pesci catturati e attualmente destinati all’alimentazione dei salmoni consentirebbe di lasciare in acqua circa quattro tonnellate di pesce ogni anno, a vantaggio della tutela della biodiversità.

Come sottolineano gli stessi autori, tuttavia, i dati raccolti sono limitati solo all’anno 2014: saranno necessari ulteriori studi futuri per comprendere come rendere concreto il passaggio da un consumo di pesce d’allevamento ad una pesca più sostenibile.

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Fonte: PLOS Sustainability and Transformation

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