Questa è l’esatta quantità di carne che tutti dovrebbero consumare adesso (se vogliamo davvero salvare il Pianeta)

Per raggiungere gli obiettivi di contenimento del riscaldamento climatico entro fine secolo, dobbiamo ripensare al modo in cui ci alimentiamo e ridurre molto il nostro consumo di carne

Il consumo di carne è un argomento sempre più controverso che accende l’opinione pubblica, poiché strettamente connesso alla sostenibilità ambientale (oltre che alla nostra salute): da una parte c’è chi, per gusto personale o tradizione alimentare, non riesce a dire di no ad una fetta di carne al sangue o ad una bella coscia di pollo; dall’altra scienziati e ambientalisti lanciano accorati allarmi per le drammatiche conseguenze ambientali dell’eccessiva produzione di carne.

Questo perché la carne ha un’impronta ambientale e climatica molto più ampia e negativa rispetto agli alimenti di origine vegetale. Un nuovo studio condotto da Annual Reports ha analizzato le tendenze globali del consumo di carne e i vari livelli di sostenibilità coinvolti, nonché le conseguenze economiche, sociali e sanitarie che ne derivano.

Secondo i risultati del report, ogni cittadino europeo consuma in media 80 kg di carne all’anno: se tutti in Paesi del mondo i cittadini consumassero tali esorbitanti quantità, sarebbe praticamente impossibile raggiungere gli obiettivi climatici siglati dagli Accordi di Parigi (2015) e confermati in occasione della COP26 dello scorso novembre – ovvero quello di contenere il aumento delle temperature entro +1,5°C per fine secolo.

(Leggi anche: I Paesi Bassi ridurranno del 30% gli animali negli allevamenti per combattere l’inquinamento)

Certamente il progresso tecnologico può aiutarci ad aumentare la sostenibilità nelle fasi di produzione della carne, ma è oltremodo necessario un cambiamento dal punto di vista del consumo. Almeno nei Paesi occidentali e ad alto reddito, dove si concentra la maggior parte del consumo di carne mondiale, occorrerà ridurre notevolmente il consumo di carne.

Bisognerà diventare tutti vegetariani o vegani? Secondo gli autori dello studio, questa non è necessariamente la soluzione migliore: infatti, nei Paesi a basso reddito, spesso non sono disponibili alternative alla carne di origine vegetale e altrettanto nutrienti; inoltre, ricordiamo che l’allevamento del bestiame è un’importante fonte di reddito per molte comunità povere del mondo; infine, non tutti i terreni del mondo sono coltivabili, e in questi è logico far pascolare il bestiame.

Non un’abolizione completa del consumo di carne, quindi, ma una sua forte riduzione: secondo le proiezioni dello studio, il consumo pro capite di questo alimento dovrebbe limitarsi a 20 kg all’anno. Ciò permetterebbe a tutti di avere un’alimentazione completa e nutriente, ai piccoli allevatori di continuare a vivere del loro lavoro e all’ambiente di non essere soffocato dalle emissioni inquinanti di gas serra.

Quale è la quantità massima di carne che ognuno di noi dovrebbe consumare?

Ma, nel concreto, a quanto corrisponderebbero 20 kg di carne all’anno? GreenMe ha fatto due calcoli pratici per voi: per contrastare la crisi climatica, non dovremmo superare 380 grammi di carne a settimana. Sappiamo che una porzione di carne equivale a circa 100 g – corrispondente a una fetta di petto di pollo o tacchino, una coscia di pollo, una salsiccia, una fetta di carne bovina o suina.

Basterebbe, quindi, almeno ridurre solo a tre il numero di porzioni settimanali di questo alimento (300/350 grammi): in questo modo daremmo comunque un contributo concreto per la salvaguardia dell’ambiente (anche se ovviamente sarebbe meglio non consumarla affatto).

Gli autori dello studio suggeriscono, inoltre, di aumentare il prezzo della carne e degli alimenti di origine animale per i consumatori: dato il costo ambientale molto alto di questi prodotti, farli pagare di più anche a chi li consuma potrebbe essere un deterrente all’acquisto, o quantomeno utile a suggerire una riflessione sull’effettiva sostenibilità di questo alimenti – anche se non ne ridurrà l’impatto negativo sugli ecosistemi.

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Fonte: Annual Reviews

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