Quaglie in gabbie sovraffollate si strappano le piume per lo stress: inchiesta shock negli allevamenti italiani 

Costrette a stare ammassate in piccole gabbie, dove muoversi diventa impossibile, ed esposte a infezioni e patologie: è il crudele destino riservato alle quaglie allevate nel nostro Paese, le cui condizioni sembrano non interessare a nessuno. A fare luce su ciò che accade negli allevamenti del nostro Paese (dove lo scorso anno ne sono state macellate circa 8 milioni) una nuova inchiesta realizzata da Essere Animali in due stabilimenti di Lombardia e Veneto

Se ne parla poco, anzi pochissimo, ma nel nostro Paese anche le quaglie sono sottoposte a sofferenze atroci per produrre uova e la carne che finisce nel nostro piatto. Ad accendere i riflettori su ciò che accade negli allevamenti italiani è una nuova indagine realizzata sotto copertura dall’associazione Essere Animali e diffusa dalla coalizione End the Cage Age.

L’inchiesta è stata condotta in due stabilimenti di Lombardia e Veneto, le Regioni italiane in cui questa specie viene allevata maggiormente. Ciò che è stato documentato è sconvolgente: i poveri uccelli sono costretti ad un’esistenza da incubo, ammassati in piccole gabbie, dove manca lo spazio per muoversi e sono sottoposte a forte stress tanto da manifestare comportamenti aggressivi. Alcuni esemplari tentano invano di scappare, colpendo con la testa il piano superiore delle gabbie e rischiando di ferirsi gravemente.

Gabbie minuscole e sovraffollate

Ciò che colpisce vedendo le immagini dell’inchiesta sono le gabbie molto piccole, spoglie e prive di e prive di qualsiasi arricchimento ambientale. All’interno di ogni abbia – delle dimensioni di circa 1 metro di lunghezza per 0,5 metri di larghezza (disposte in serie una a fianco all’altra e su più piani) – vengono ammassati circa 50 esemplari di quaglie. E quando raggiungono la maturità sessuale, ogni uccello si ritrova ad avere una superficie minuscola di soli 100 cmq: praticamente uno spazio di 10 cm x 10 cm.

Lo stress e la frustrazione che derivano da queste condizioni di stabulazione, oltre a provocare sofferenza agli animali, indeboliscono il loro sistema immunitario e aumentano la possibilità che contraggano malattie, la cui trasmissione è facilitata dall’estrema vicinanza tra individui. – spiegano gli attivisti di Essere Animali – Le conseguenze non riguardano solo il benessere degli animali, poiché il frequente utilizzo di antibiotici somministrati negli allevamenti intensivi aumenta il rischio che patogeni, pericolosi anche per la salute umana, sviluppino resistenze ad antibiotici normalmente utilizzati in medicina umana.

Quaglie sottoposte a forte stress e spinte all’aggressività

In queste condizioni disumane, gli animali non hanno modo di muoversi liberamente, di correre, volare, esplorare e razzolare, come farebbero in natura. La loro essenza viene totalmente repressa. Inoltre, a causa del sovraffollamento e dell’assenza di arricchimenti ambientali, sono molto comuni gli episodi di aggressività: così  le quaglie manifestano il loro disagio e la loro sofferenza beccandosi o strappandosi a vicenda le piume.

I filmati mostrano un elevato numero di animali che hanno perso il piumaggio, alcuni esemplari visibilmente agonizzanti o altri morti all’interno delle gabbie. Di fronte a tutto questo, le quaglie spaventate ed esauste cercano di Inoltre, ogni volta che sono spaventate di fuggire e istintivamente spiccano il volo, colpendo con la testa il piano superiore delle gabbie (la cui altezza è di soli 20 cm), col rischio di riportare seri traumi.

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@End the Cage Age

Infine, la pavimentazione in rete metallica delle gabbie rappresenta un ulteriore pericolo per gli animali, che sono così più esposti a malformazioni e ferite alle zampe, e di conseguenza al rischio di infezioni e patologie. Ma non solo. Questo tipo di pavimentazione può diventare anche una trappola fatale per i pulcini, che rischiano di restare incastrati con le zampe nella rete.

Nessuna tutela per le quaglie in UE

I numeri delle quaglie allevate per la produzione di carne e uova in Italia è più alto di quanto immaginiamo. Lo scorso anno nel nostro Paese, sono state macellate oltre 8,5 milioni di quaglie, secondo quanto riporato dalla Banca Dati Nazionale del Ministero della Salute).

“Non si tratta di piccole aziende familiari, gli allevamenti di quaglie sono sistemi intensivi dove gli animali vengono rinchiusi in condizioni drammatiche. È vergognoso che in Europa simili metodi di allevamento siano ancora consentiti” commenta la coalizione End the Cage Age.

Il problema principale è che attualmente non esiste una legislazione specie-specifica che tuteli le quaglie allevate nell’Unione europea. Quelle sfruttate per la produzione di uova trascorrono tutti gli 8 mesi della loro vita in gabbia, mentre quelle allevate per la carne sono macellate a 5-6 settimane di vita.

Com’è noto, a giugno dello scorso anno la Commissione europea si è impegnata a vietare definitivamente l’uso delle gabbie negli allevamenti entro il 2027. Ed entro il 2023 verrà presentata una proposta legislativa per avviare la transizione e la graduale dismissione. Si tratta di un enorme traguardo ottenuto  grazie ai 1,4 milioni di persone che hanno aderito l’Iniziativa dei cittadini europei (ICE) End the Cage Age.

Per chiedere maggiori tutele per gli animali allevati sul territorio europeo e italiano la coalizione End the Cage Age ha lanciato un nuovo appello al Governo Meloni:

Nell’Unione europea, milioni di animali allevati a scopo alimentare sono ancora rinchiusi in gabbia. È giunto il momento di vietare questo crudele metodo di allevamento. Il ruolo dell’Italia e del nuovo Governo italiano può essere fondamentale in questo importante passo di civiltà. Chiediamo a Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura e a Orazio Schillaci, Ministro della Salute di prendere una posizione netta contro l’utilizzo delle gabbie, sostenendo l’impegno preso dalla Commissione europea e promuovendo anche a livello nazionale l’adozione di una normativa che ne vieti l’utilizzo.

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Fonte: Essere Animali

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