Peste suina: le terribili immagini che alzano il velo sulla strage silenziosa di centinaia di maiali uccisi negli allevamenti italiani

Peste suina africana: proseguono gli abbattimenti negli allevamenti intensivi di maiali. Nuove immagini da brividi dalla provincia di Novara. A documentare la crudeltà delle misure e i loro fini è Giulia Innocenzi

Si ritorna a parlare di peste suina africana nell’Italia settentrionale. Il virus continua a fare stragi di suidi. Se non è la malattia a colpire gli animali, sono gli allevatori a ucciderli in massa. 

Basta un solo esemplare infetto per decretare la morte di tutti gli altri. Oltre 50mila i maiali uccisi lo scorso anno solamente nello Stivale.

Le ultime immagine provengono da un allevamento in provincia di Novara, nel quale è scoppiato un focolaio di peste suina africana, e documentano gli abbattimenti crudeli di centinaia di maiali della struttura condannati a morte.

Vengono radunati, immobilizzati uno ad uno per essere ammazzati tramite elettrocuzione, con una pinza e una scarica elettrica. Gettati poi su un nastro, finiscono in un container per essere eliminati definitivamente. Così termina un’esistenza vuota e misera.

Il metodo dell’elettrocuzione è sempre lo stesso ed era stato contestato già lo scorso anno al punto che il ministro Lollobrigida è dovuto intervenire sulla questione. La scossa elettrica non provoca infatti meno sofferenza negli animali.

Le linee guida suggerirebbero l’utilizzo del gas, ma i video provenienti da questo allevamento testimoniano altre scelte. A filmarle con un drone la giornalista Giulia Innocenzi, che ha sfidato il sistema delle lobby della politica e dell’industria della carne nel documentario inchiesta Food for profit.

Le riprese sono agghiaccianti. Ci mostrano cosa devono subire gli animali per contenere la diffusione la peste suina africana. Le immagini dalla provincia di Novara hanno colpito gli utenti, i quali si sono detti sconvolti da quest’orrore.

Ho i brividi. Queste immagini mi riportano all’estate scorsa. È ora che la gente capisca, una volta per tutte, che finanziando questi luoghi infernali si arriverà sempre e solo alla morte e alla tragedia” ha commentato una donna.

L’epidemia di peste suina africana, è importante sottolinearlo, non è pericolosa per l’essere umano non trattandosi di una zoonosi. E allora perché autorizzare questi massacri e abbattere anche tutti gli altri maiali sani?

Il motivo è sempre lo stesso. La peste suina africana costituisce una minaccia per la filiera del Made in Italy, per le sue eccellenze quali il prosciutto. Degli allevamenti colpiti dal virus in Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna, 5 fanno parte di questa filiera.

La risposta sono gli abbattimenti, che, come Giulia Innocenzi ricorda, finanziamo con le nostre tasche. È per questa ragione, sconcertante, che lo scorso anno sono stati uccisi anche i maiali del rifugio Progetto Cuori Liberi, che con la produzione alimentare non avevano nulla a che fare. Rappresentavano un pericolo, però, e sono stati eliminati uno dopo l’altro.

Stessa sorte è toccata ad altri maiali, come quelli che vediamo in queste riprese.

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Fonte: Food For Profit/Instagram

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