8 motivi per cui il primo allevamento intensivo mondiale di polpi è pura follia

In Spagna sta per aprire il primo allevamento intensivo di polpi, una realtà agghiacciante dalle tante criticità a partire dalla crudeli pratiche con cui verrebbero macellati i polpi fino agli impatti ambientali del sistema di acquacoltura. Bisogna fermare questa follia

Entro la fine del 2023 nei pressi del porto di Las Palmas, Gran Canaria, dovrebbe venir inaugurato il primo mega allevamento intensivo di polpi, un progetto al limite della follia che punta ad allevare annualmente un milione di polpi, garantendo una produzione di circa 3.000 tonnellate.

Ricercatori della comunità scientifica, organizzazioni per il benessere animale internazionali e associazioni hanno evidenziato più e più volte come il progetto avanzato dalla multinazionale spagnola Nueva Pescanova sia molto più che sconsiderato.

Allevare polpi a scopo commerciale è una pericolosa assurdità. Significa dolore inaudito per questi animali, esseri senzienti e intelligenti come dimostrato da precedenti studi, ma significa anche gravi impatti sull’ecosistema.

In un recente  report dal titolo Uncovering the horrific reality of octopus farming condotto da Compassion in World Farming e Eurogroup for Animals, esperti e attivisti hanno messo in luce le loro maggiori preoccupazioni, rivelando pratiche terrificanti previste dal progetto di sviluppo.

Otto i punti che mostrano come mai l’allevamento intensivo di polpi comporterà maggiori sofferenze per i cefalopodi, rappresentando un rischio per l’ambiente:

  1. macellazione con l’utilizzo della miscela di ghiaccio: i polpi verrebbero uccisi tramite un metodo di macellazione crudele, brutale e deplorevole, e che, come è scientificamente dimostrato, causa sofferenza, paura e dolore oltre che una morte lenta
  2. confinamento in vasche sottomarine affollate e squallide che comportano pessimi standard di benessere e il rischio di aggressioni, territorialismo e persino cannibalismo a causa della natura solitaria dei polpi
  3. esposizione giorno e notte a luce artificiale per aumentare la riproduzione con inevitabile stress data l’avversione di questi animali alla luce
  4.  alimentazione con mangime commerciale che contiene farina e olio di pesce come ingredienti principali del tutto non sostenibile e responsabile in sua parte del sovrasfruttamento delle popolazioni ittiche selvatiche
  5. rischio più elevato di mortalità di massa a causa delle condizioni di sovraffollamento per la redditività dell’allevamento intensivo
  6. poca chiarezza sulla diffusione di malattie all’interno dell’allevamento con riferimenti scarsi o assenti alle condizioni di salute dei polpi allevati oltre che all’utilizzo di sostanze chimiche e antibiotici
  7. mancanza di una legislazione che protegga il loro benessere
  8.  impatti ambientali del sistema di acquacoltura su terraferma sia derivanti dall’uso eccessivo di energia che in termini di rifiuti prodotti dall’allevamento. Nel progetto di sviluppo manca una stima concreta e una appropriata valutazione

Malgrado petizioni, manifestazioni davanti ai consolati spagnoli nel mondo, mail indirizzate all’Unione europea affinché non venissero stanziati fondi per la costruzione di questo gigantesco allevamento, il piano per la realizzazione del primo allevamento intensivo di polpi non è stato (ancora) arrestato.

In un momento storico tesissimo in cui si parla ripetutamente dell’impellente necessità di fermare gli allevamenti intensivi nel mondo e orientarsi verso una alimentazione più vegetale possibile per salvare il Pianeta, si potrebbe assistere a breve all’apertura di una fabbrica di polpi.

Non sarà lo stesso rispetto alle altre forme di allevamento – dirà qualcuno – ma a livello di danni ambientali, sfruttamento e crudeltà l’allevamento intensivo di polpi progettato a Gran Canaria ha il suo terrificante peso. I polpi non devono essere allevati, come ha sottolineato Elena Lara, Research Manager di Compassion in World Farming International, e noi lo ripetiamo.

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Fonte: CIWF

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