Gli allevatori scendono in piazza per una maxi operazione di mungitura pubblica per salvare il latte Made in Italy, in vista dello storico addio dopo un trentennio al regime quote latte. Nelle principali piazze italiane sono state allestite le stalle dove mungere, dare da mangiare e custodire gli animali, con la collaborazione tecnica dell'Associazione Italiana Allevatori che ha seguito l'allestimento e ha curato la partecipazione degli animali all'evento, con riguardo al loro benessere
Gli allevatori scendono in piazza per una maxi operazione di mungitura pubblica per salvare il latte Made in Italy, in vista dello storico addio dopo un trentennio al regime quote latte. Nelle principali piazze italiane sono state allestite le stalle dove mungere, dare da mangiare e custodire gli animali, con la collaborazione tecnica dell’Associazione Italiana Allevatori che ha seguito l’allestimento e ha curato la partecipazione degli animali all’evento, con riguardo al loro benessere.
Da Roma in Piazza del Campidoglio a Milano in Piazza Affari, da Torino (Piazza Castello) a Udine (Piazza Matteotti), da Bologna (Piazza XXSettembre) a Firenze (Piazza della Repubblica), da Napoli (Piazza Dante) a Bari (Piazza del Ferrarese), da Cosenza (Piazza dei Bruzi) a Palermo (Piazza Francesco Crispi), ma anche a Venezia, dove la stalla è galleggiante nel molo di Piazza San Marco. Ma la Lav critica l’iniziativa: “Si fa marketing con la sofferenza”.
Dall’inizio della crisi è stata chiusa 1 stalla italiana su 5, con la perdita silenziosa di 32mila posti di lavoro per gli allevatori e il rischio concreto della scomparsa del latte italiano e dei prestigiosi formaggi Made in Italy. Gli effetti del declino di fattorie e allevamenti avrebbe effetti drammatici anche sulla sicurezza alimentare e sul presidio ambientale, spiega la Coldiretti.
All’appuntamento si sono presentati numerosi esponenti politici, da Ministri del Governo a Governatori delle Regioni e Sindaci, esponenti della cultura, dello spettacolo, del mondo economico e sociale. Una dimostrazione concreta di sostegno agli allevatori italiani, messi in ginocchio dal deprezzamento del latte alla stalla.
“Stiamo perdendo un patrimonio del nostro Paese sul quale costruire una ripresa economica sostenibile e duratura che fa bene all’economia, all’ambiente e alla salute” afferma il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel denunciare che “l’invasione di materie prime estere spinge prima alla svendita agli stranieri dei nostri marchi più prestigiosi e poi alla delocalizzazione delle attività produttive”.
Ma la LAV boccia senza se e senza ma l’iniziativa “Un giorno da allevatore“, definendola un’iniziativa per fare marketing della sofferenza, costringendo decine di mucche ad essere caricate a forza sui camion e trasportate nei centri urbani, sottoposte per lunghe ore al chiasso dei manifestanti, esposte alla folla cittadina come fossero fenomeni da baraccone e avvicinate, probabilmente toccate e munte da chissà tante mani curiose.
“Esistono delle leggi ben chiare in proposito – sottolinea Roberto Bennati, vicepresidente della LAV – in particolare l’art. 544 quater del codice penale che vieta le manifestazioni che comportano strazio o sevizie per gli animali e abbraccia tutte le figure che concorrono a qualunque titolo ad organizzare, coordinare, sostenere, pubblicizzare tali eventi. Come è possibile far camminare delle mucche su pavimenti di materiale scivoloso e come è possibile gestire lo stress causato dai rumori e dagli stimoli di una città?. L’iniziativa di Coldiretti è una trovata che umilia degli animali già privati delle proprie connotazioni esistenziali e necessità etologiche”.
La LAV ricorda che la realtà degli allevamenti è fatta di sofferenze degli animali, camuffata con immagini di apparente normalità che di fatto ingannerebbero i consumatori. “È questa la filiera che vogliamo difendere?”, chiede la LAV.
Roberta Ragni
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