Negli allevamenti italiani il mangime scarseggia e gli animali sono sempre più affamati. Si rischia una vera e propria mattanza
Lo scoppio della guerra in Ucraina sta causando una serie di effetti collaterali in tutto il mondo. La situazione è sempre più drammatica non soltanto per gli autotrasportatori e i singoli cittadini alle prese col caro carburanti e i rincari sulle bollette. Uno dei settori maggiormente colpiti è indubbiamente quello zootecnico. Alcuni giorni fa gli allevatori italiani avevano lanciato l’allarme legato alla carenza di mangime, mettendo in guardia sul rischio di una strage di animali. Adesso l’incubo è diventato realtà: la mattanza è cominciata in alcune stalle del Bresciano.
A confermarlo Valter Giacomelli, Presidente di Coldiretti Brescia, che ai microfoni del Corriere della Sera dichiara: “Purtroppo negli allevamenti di bovine quelle che non garantiscono un certo quantitativo di latte vengono mandate al macello”.
Si rischia una strage: l’SOS degli allevatori italiani
Il dramma è iniziato qualche giorno fa a seguito del blocco delle importazioni di mais (usato come mangime) dall’Ucraina e poi dall’Ungheria. E quella che stanno in questo periodo gli allevamenti italiani è la peggiore crisi alimentare per gli animali dalla fine del secondo conflitto mondiale, come sottolineato da Coldiretti.
“Siamo di fronte a una nuova fase della crisi, dopo l’impennata dei prezzi, arriva rischio concreto di non riuscire a garantire l’alimentazione del bestiame” fa sapere Giacomelli, precisando che “da salvare ci sono oltre 500.000 bovini, 1.300.000 suini e 74.000 scrofe, senza dimenticare l’importante settore avicolo con polli e tacchini insieme all’allevamento di pecore e di capre”.
A sottolineare la gravità della situazione anche l’Associazione Allevatori del Friuli-Venezia Giulia (AAFVG), che la scorsa settimana aveva annunciato che il mangime rimasto sarebbe stato sufficiente soltanto per altri 10 giorni.
Dagli allevatori di diverse parti d’Italia arrivano testimonianze angoscianti, visto che i mangimi non arrivano più e gli animali sono sempre più affamati.
La situazione è veramente complicata e piena di incertezze – racconta Angelo Bettoni, giovane allevatore di vacche di Torbole Casaglia (BS) –. Sono stato costretto a rivedere la composizione del pasto per i miei animali: ho diminuito la quantità di farina di mais, componente che acquisto, e ho aumentato la percentuale di materie prime che produco in azienda. Così facendo, per ora, riesco a mantenere la stessa resa di latte, perché produrre meno oggi per noi vorrebbe dire chiudere. I mangimifici non danno certezze né sul prezzo, che continua a salire, né sulle consegne. Se si dovessero interrompere i conferimenti, sarà un grosso problema. La situazione deve rientrare al più presto”
In queste condizioni gli allevamenti non potranno tirare ancora per molto. E se la situazione non dovesse sbloccarsi in nessun modo, si rischia di assistere ad una strage.
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Fonte: Coldiretti/Corriere della Sera
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