Ciò che è accaduto negli allevamenti italiani colpiti dai focolai di peste suina fa rabbrividire. La nuova puntata di Report ci mostra i retroscena più tragici e pericolosi della lotta al virus, fra casi di maltrattamento e irregolarità
L’allarme peste suina africana, esploso in Italia, ha provocato una mattanza di suini e cinghiali negli allevamenti intensivi e non solo. L’episodio più eclatante e drammatico è stata l’uccisione dei maiali ospiti del santuario Cuori Liberi, che erano sfuggiti al macello e a una vita all’insegna dei maltrattamenti.
Ma in nome della lotta alla peste suina africana in diversi casi non sono stati rispettati gli standard di sicurezza e, spesso e volentieri, è stato violato il benessere animale, come mostra l’inchiesta di Report andata in onda ieri sera su Rai3.
I primi maiali a contagiarsi la scorsa estate in Lombardia vivevano in un agriturismo a conduzione familiare in provincia di Pavia, ma il virus non si è fermato e ha colpito anche quelli di un allevamento di Zinasco, che ospitava 1000 suini. La giornalista e attivista Giulia Innocenzi spiega, però, che l’allevatore avrebbe scelto di mandare comunque gli esemplari potenzialmente affetti dal virus in tre macelli diversi (della Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna) per non rimetterci economicamente. In questo modo i contagi si sono moltiplicati, anche per via delle recinzioni divelte degli allevamenti colpiti.
“Le recenzioni che avrebbero dovuto essere piazzate entro il termine massimo di luglio, hanno iniziato ad essere piazzate proprio a luglio. L’infezione era già al di là del tracciato delle reti, e quindi a quel punto totalmente inutili” sottolinea Francesco Feliziani, responsabile del Laboratorio nazionale delle pesti suine, smentendo le rassicurazioni del ministro dell’Agricoltura Fransco Lollobrigida.
È stato fatto tutto il possibile per evitare che la peste suina entrasse negli allevamenti di maiali? Secondo il ministro Lollobrigida sì, ma non è d’accordo il consulente del governo Feliziani.
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La violenza gratuita e disumana su scrofe e suinetti
In un allevamento lombardo i droni dell’associazione Last Chance for Animals hanno documentato diversi episodi di maltrattamenti: dalle immagini si vedono alcuni suini che non riescono a muoversi (probabilmente perché affetti da PSA) spinti, presi a calci e bastonate dagli operatori.
Inoltre, si assiste a quella che sembrerebbe un’evidente violazione delle misure di biosicurezza per evitare che il virus esca fuori dall’allevamento. Come mostrato dalle riprese, il veterinario dell’Ats incaricato di gestire il focolaio esce infatti dalla struttura indossando ancora la tuta protettiva, che invece avrebbe dovuto smaltire in appositi sacchi.
Altrettanto crudeli le scene immortalate in un altro allevamento di Pieve del Cairo, in provincia di Pavia. Qui le scrofe vengono prese a bastonate sul muso e a calci poco prima di essere abbattute.
Maiali presi a calci, colpiti con punteruoli. Le immagini di @LCAEurope, che Report mostra in esclusiva, dimostrano che durante gli abbattimenti dei maiali affetti da peste suina sono stati commessi dei maltrattamenti sugli animali. #Report ora su #Rai3👇https://t.co/PV5y8IO1C5 pic.twitter.com/FRqZ3y7wPh
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Alcuni esemplari vengono persino trafitti dagli operatori con oggetti appuntiti assolutamente vietati.
I dipendenti non mostrano nessuna pietà neanche per i suinetti: anche loro vengono presi a calci come se fossero palloni e colpiti con violenza.
Infine, si vedono i suini sottoposti a elettrocuzione, un sistema di stordimento elettrico con applicazione di corrente a testa e corpo. Questa tecnica, però, non viene eseguita sempre in modo corretto e ciò provoca quindi inutili sofferenze ai poveri animali.
Questa nuova inchiesta di Report ci sbatte in faccia tutta una serie di falle nel sistema della gestione di un virus altamente contagioso come la peste suina africana, oltre che una mancanza di rispetto nei confronti di esseri senzienti, trattati come oggetti fonte di profitto.
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Fonti: Report/LCA