L’impatto devastante degli allevamenti intensivi: 50mila morti ogni anno in Italia a causa dell’inquinamento

L’inquinamento causato dagli allevamenti intensivi contribuisce alla morte di 50.000 persone in Italia ogni anno. Una situazione che richiede interventi legislativi urgenti

In occasione della Giornata Mondiale per gli Animali negli Allevamenti, le associazioni Greenpeace Italia, ISDE Medici per l’Ambiente, Lipu, Terra! e WWF hanno lanciato l’allarme su una questione di cui si parla molto, ma su cui si agisce ancora troppo poco. Ci riferiamo all’inquinamento generato dagli allevamenti intensivi.

Le associazioni riportano numeri davvero scioccanti: gli allevamenti intensivi nel nostro Paese contribuiscono alla morte di circa 50.000 persone ogni anno, un dato che evidenzia l’urgenza di una revisione radicale del sistema zootecnico nazionale.

La zona più a rischio è, come c’era da aspettarsi, la Pianura Padana, un’area con una forte presenza di allevamenti.

Allevamenti intensivi e inquinamento: i numeri allarmanti

Secondo i dati forniti dall’ISPRA, gli allevamenti intensivi sono responsabili del 75% delle emissioni di ammoniaca in Italia, una delle principali fonti di polveri sottili nel Paese.

Gli allevamenti, che producono circa il 40% delle emissioni globali di metano, contribuiscono anche al cambiamento climatico e ai gravi problemi di salute associati all’inquinamento atmosferico.

Le conseguenze di questo scenario sono molto rilevanti: la zootecnia industriale ha effetti devastanti non solo sulla salute umana, ma anche sull’ambiente e sul tessuto sociale.

Le superfici agricole destinate alla produzione di mangimi occupano circa il 70% dei terreni agricoli in Europa, riducendo la biodiversità e aumentando l’inquinamento del suolo e delle acque. Inoltre, l’elevata densità di animali negli allevamenti intensivi crea un ambiente favorevole al proliferare di virus e zoonosi, minacciando la salute degli animali e degli esseri umani.

L’aumento degli allevamenti intensivi ha anche portato a una crisi delle piccole aziende agricole. Negli ultimi dieci anni, l’Italia ha perso quasi il 40% delle sue piccole aziende agricole, mentre sono cresciute le strutture più grandi, spesso caratterizzate da metodi di produzione intensivi. Questo cambiamento ha un impatto diretto sulle comunità locali, sulle loro economie e sul paesaggio rurale.

Un appello al cambiamento

Le associazioni chiedono un immediato intervento legislativo per fermare l’espansione degli allevamenti intensivi e per promuovere un modello di allevamento più sostenibile. La proposta di legge “Oltre gli allevamenti intensivi. Per una transizione agro-ecologica della zootecnia”, presentata a febbraio, prevede misure concrete per garantire un futuro più sano e sostenibile alla zootecnia italiana.

Il testo, firmato da 21 parlamentari di diversi gruppi politici, è stato pubblicato il 23 luglio scorso e ora attende di essere discusso alla Camera.

Le associazioni sono convinte che:

il cambiamento deve partire da un freno all’ulteriore espansione degli allevamenti intensivi e passare per una progressiva riduzione del numero di animali allevati. Serve una moratoria sull’apertura di nuovi allevamenti intensivi e sull’aumento del numero di animali allevati in quelli già esistenti, in particolare nelle zone più inquinate dagli allevamenti intensivi, come molte aree della Pianura Padana.

La proposta di legge prevede un piano di trasformazione del settore, sostenuto da un fondo appositamente destinato.

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Fonte:  WWF

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