Influenza aviaria: dopo Ostia, si moltiplicano i focolai negli allevamenti italiani di polli e tacchini 

Torna l'incubo dell'influenza aviaria in Italia: sono ormai oltre una ventina i focolai scoppiati in Veneto e nel Lazio

In Italia torna la paura per l’influenza aviaria. Nelle ultime settimane si stanno estendendo a macchia d’olio i focolai sul territorio del nostro Pase. I primi casi sono stati scoperti lo scorso ottobre in due allevamenti di tacchini in provincia di Verona e Ferrara, dove sono già stati abbattuti circa 50mila esemplari. Qualche giorno fa, invece, è toccato al Lazio: in un allevamento di pollame di Ostia Antica è stato individuato un ceppo di H5N1 e sono immediatamente scattate tutte le procedure del caso. Facciamo chiarezza su quanto sta succedendo e sul numero di focolai rilevati.

Allerta nel Lazio

A seguito della scoperta del focolaio di Roma, il Presidente Nicola Zingaretti ha emesso un’ordinanza che istituisce una “una zona di protezione con raggio di 3 chilometri dall’allevamento sede di focolaio e una zona di sorveglianza con un raggio di 10 chilometri”. In totale sono 35 i piccoli allevamenti interessati dall’ordinanza.

Una ventina i focolai nel Veneto

Il virus sottotipo H5N1 ha colpito numerosi allevamenti nel Veronese, dove si contano ormai circa 20 focolai, con diverse centinaia di migliaia di esemplari interessati.

Riteniamo fondamentale, vista l’aggressività e la pericolosità del virus – sottolinea il presidente di Copagri (Confederazione produttori agricoli) del Veneto, Carlo Giulietti, mettere tutta l’attenzione del caso sulla necessità di attenersi strettamente alle misure di biosicurezza indicate dalle autorità competenti. Oltre a segnalare qualsiasi sintomatologia sospetta invitiamo tutti gli allevamenti avicoli a rispettare i protocolli individuati per evitare il rischio di contagi indiretti; attenzione quindi alla disinfezione dei camion, all’ingresso e all’uscita dall’azienda, e all’utilizzo di calzari e abbigliamento dedicato, evitando il contatto diretto tra uccelli selvatici e pollame e limitando le visite esterne in allevamento.

In realtà il problema dell’influenza aviaria non riguarda soltanto il nostro Paese, ma anche il resto d’Europa.

“La situazione epidemiologica dell’influenza aviaria in Europa è in rapida evoluzione, con crescente aumento del numero di focolai confermati da virus HPAI, sottotipo H5, in volatili selvatici e nel pollame domestico in Germania, Paesi Bassi, Belgio, Regno Unito, Irlanda, Danimarca, Svezia, Francia, Polonia, Croazia e Slovenia” si legge nel comunicato dell’EFSA, risalente a qualche mese fa.

Questa situazione non dovrebbe stupire più di tanto perché come, sottolineato da vari studi ed esperti, gli allevamenti intensivi avicoli (e non solo) sono dei serbatoi di virus, delle vere e proprie bombe ad orologeria pronte ad esplodere.

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Fonti: Regione Lazio/Ansa

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