Gli allevamenti intensivi esclusi dalla direttiva UE emissioni industriali: un “regalo” alle lobby agroalimentari

Il Parlamento europeo ha votato per ridurre l’inquinamento e per favorire la transizione verde dei grandi impianti agroindustriali, ma dalla direttiva sulle emissioni industriali sono stati esclusi i più grandi allevamenti intensivi. Così, ancora una volta, vincono le looby del settore zootecnico, mentre a perdere sono l'ambiente e la nostra salute...

Gli allevamenti intensivi rientrano fra le principali cause del riscaldamento globale: secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, il settore zootecnico da solo è responsabile del 54% di tutte le emissioni di metano legate alle attività umane del 73% dell’inquinamento idrico del settore agricolo del Vecchio Continente.

Nonostante il loro impatto ambientale sia devastante, ieri gli europarlamentari hanno deciso di non includere i più grandi allevamenti dalla regolamentazione ai sensi della direttiva sulle emissioni industriali dell’Unione Europea.

Il testo in questione non prendeva di mira le piccole e medie aziende, ad esempio quelle a conduzione familiare, ma puntava ad estendere gli obblighi autorizzativi alle realtà con più di 300 bovini allevati (ovvero meno del 3% del totale).

Questi colossi, che allevano polli, mucche e suini, potranno perseverare indisturbati senza ridurre le emissioni nocive, avvelenando così aria, acqua e suolo, e di conseguenza anche la nostra salute. Alla fine il Parlamento Ue ha ceduto alle forti pressioni delle lobby del settore agroalimentare e delle destre conservatrici.

“L’influenza delle lobby della zootecnia intensiva ha portato a un voto paradossale: consentendo ai più grandi allevamenti intensivi europei di continuare a inquinare, li ha messi sullo stesso piano degli allevamenti più piccoli. Questo è un voto contro l’ambiente, contro la salute e contro le stesse aziende a conduzione familiare che si dice di voler difendere, comprese quelle del Made in Italy” commenta Simona Savini, campagna Agricoltura di Greenpeace Italia.

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Un duro colpo all’ambiente e alla salute dei cittadini

Non si è fatta attendere la reazione delle associazioni che aderiscono alla coalizione #CambiamoAgricoltura, secondo le quali questa mossa porterà a conseguenze molto pesanti per l’Italia, in particolare per la Pianura Padana, area altamente inquinata in cui si concentra quasi il 70% dell’intero settore dell’allevamento italiano.

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Per avere un’idea di quanto ‘pesino’ le emissioni di fonte agrozootecnica, si pensi che in Italia sono ben 330 mila le tonnellate all’anno di ammoniaca gassosa dispersa in atmosfera dal settore agrozootecnico (il 95% di tutte le emissioni di ammoniaca), e di queste l’80% deriva da allevamenti. – spiegano le associazioni – Nelle regioni padane, le emissioni di allevamento eguagliano quelle da traffico come fonte primaria di inquinamento da particolato sottile, che resta la prima minaccia alla salute umana causando ogni anno decine di migliaia di morti premature da smog.

Lasciare immutati gli adempimenti a carico dei grandi allevatori equivale ad una licenza gratuita per continuare ad inquinare, senza obblighi e senza controlli, vanificando così gli sforzi per migliorare la qualità di un’aria fin troppo compromessa. Tutto per compiacere un piccolo numero di grandi allevamenti di taglia industriale.

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Fonti: Parlamento Ue/Greenpeace Italia/Cambiamo Agricoltura

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