Una nuova inchiesta ha documentato le atrocità che sono costrette a subire negli allevamenti italiani le galline sfruttate per produrre le uova che portiamo sulle nostre tavole
Carcasse lasciate a contatto con gli animali vivi e con le uova, galline con zampe deformate e affette da gastroenterite e infestazione da acari rossi: è l’orrore che si nasconde negli allevamenti intensivi di galline sfruttate e sottoposte a trattamenti raccapriccianti per produrre le uova che portiamo sulle nostre tavole.
A confermare quanto accade in questi luoghi è una nuova inchiesta realizzata dalla coalizione End The Cage Age negli stabilimenti di galline ovaiole del Nord Italia. Le immagini diffuse dall’associazione LAV (Lega Anti Vivisezione), che aderisce all’iniziativa dei cittadini europei a favore della fine dell’era delle gabbie, mostra condizioni inacettabili, che hanno gravi conseguenze sulla salute fisica e mentale delle galline.
Le condizioni inaccettabili negli allevamenti di galline ovaiole
Ancora una volta l’indagine ci sbatte in faccia una dura verità: queste strutture sono vere e proprie fabbriche dove gli animali vivono in condizioni di grave privazione, costretti a sofferenza e in condizioni igienico-sanitarie inadeguate. Le foto e i video documentano carcasse lasciate contatto con gli animali vivi e con le uova, per molto più di 24 ore e talvolta anche per settimane.
Com’è intuibile, in questi allevamenti la diffusione di infezioni è molto elevata. Tra queste, in molti casi gli animali risultavano affetti da gastroenterite e infestazione da acari rossi, trovati sia sugli animali vivi che su quelli morti e sulle uova. Gli animali, sotto stress e con forti segnali di malessere, vengono lasciati senza cure, a contatto con gli altri. Inoltre, diversi esemplari presentavano i sintomi avanzati della ritenzione dell’uovo, causa di morte in tempi rapidissimi se non trattata. In molti casi le galline ovaiole vanno incontro a gravi deformazioni alle zampe a causa della permanenza all’interno delle piccole gabbie.
Anche le condizioni igienico-sanitarie lasciano molto a desiderare. I sistemi di pulizia, infatti, sono spesso non adeguati o non funzionanti, con la conseguenza che le deiezioni sono a contatto con le uova deposte e gli animali stessi, tutti ammassati in uno spazio molto piccolo. Ciò rappresenta una fonte di pericolo per le stesse galline ma anche per la nostra salute, dato che questa situazione costituisce il terreno ideale per il contagio di zoonosi come l’influenza aviaria.
È ormai evidente, dalla letteratura scientifica, che l’allevamento in gabbia non è adeguato a garantire condizioni di benessere a questi animali. – sottolineano gli attivisti della LAV – Nelle gabbie, infatti, le galline non possono mettere in atto nemmeno i comportamenti naturali più semplici, come raspare il terreno ed esplorare l’ambiente, salire e ripararsi su un albero per sfuggire da animali aggressivi, appartarsi in tranquillità per deporre l’uovo, con gravi ripercussioni sulla loro salute.
I livelli di stress e frustrazione spesso sfociano proprio in una grande aggressività, che si manifesta per esempio con plumofagia e cannibalismo, che causano gravi lesioni e ferite agli animali.
Nuova inchiesta sugli allevamenti di galline ovaiole nel Nord Italia
Nuova inchiesta sulle galline ovaiole in Italia! Immagini drammatiche! 🔴🐔 Una vita in gabbie sovraffollate, spesso condivise con compagne morte, anche da giorni. Condizioni di grave malessere psicofisico, tra stress che sfocia in cannibalismo, deformazioni, ferite non curate, e condizioni igienico-sanitarie inadeguate. Questo emerge dalle immagini degli allevamenti di galline ovaiole nel Nord Italia, raccolte da noi di LAV e diffuse dalla coalizione #EndTheCageAge, che chiede la fine delle gabbie in Europa, sostenuta da 170 associazioni e da oltre 1.4 milioni di firme certificate. Chiediamo al futuro Governo Italiano di sostenere l’impegno della Commissione UE per porre fine a questa crudeltà: un passo fondamentale verso la fine dello sfruttamento degli animali allevati a scopi alimentari! Scopri di più 👇https://bit.ly/Inchiesta-Galline-Ovaiole-2022
Posted by LAV on Thursday, September 8, 2022
Diciamo stop all’era delle gabbie (non solo per le galline)
A differenza di qualche tempo fa, oggi i cittadini europei sono più consapevoli di quanto avviene negli allevamenti avicoli. Grazie alla spinta da parte dell’ICE End The Cage Age, lo scorso anno Commissione UE ha anunciato che le gabbie saranno abolite da tutti gli allevamenti europei entro il 2027 (entro il 2023 verrà presentata sempre dalla Commissione una proposta legislativa per avviare la transizione).
Ma nel nostro Paese la situazione resta ancora drammatica. Sono oltre 40 milioni i vitelli, i conigli, i maiali, le galline e gli altri animali che vivono in gabbia, soggrendo terribilimente.
Non è più il tempo delle scuse e dei rinvii, è giunto il momento di vietare questa crudeltà. Ed è qui che il Governo italiano è chiamato in causa: l’alternativa all’allevamento in gabbia è possibile e necessaria. – è questo l’appello lanciato dalle organizzazioni italiane della coalizione End The Cage Age – Chiediamo al futuro Ministro delle Politiche Agricole e al futuro Ministro della Salute di prendere una posizione netta contro l’utilizzo delle gabbie, e sostenere l’impegno preso dalla Commissione UE in tutte le sedi in cui sono chiamati ad intervenire sia a Bruxelles sia a livello nazionale, diventando capofila di un passo importantissimo di civiltà.
Seguici su Telegram | Instagram | Facebook | TikTok | Youtube
Fonte: LAV
Leggi anche:
- Uova da galline in gabbia: i supermercati Gros non le venderanno più dal 2024
- Galline ovaiole: il falso mito del benessere negli allevamenti biologici (FOTO)
- Stop alle gabbie negli allevamenti in Emilia-Romagna, risoluzione storica
- Svolta storica in Repubblica Ceca che dice basta alle gabbie per galline negli allevamenti