Galline malformate, malate e lasciate morte in mezzo alle uova: negli allevamenti italiani è ora di abolire le gabbie, il dossier inedito

L'esistenza delle galline ovaiole è ancora un inferno in Italia. Milioni di esemplari sono ammassati in piccole gabbie, dove non hanno neanche lo spazio per muoversi e sviluppano diverse patologie molto dolorose

Rinchiuse in piccole gabbie, esposte a malformazioni, rottura di ossa e fastidiose infezioni: è il crudele destino riservato alle galline ovaiole degli allevamenti italiani, dove se ne contano ancora ben 16 milioni. Il nostro Paese, infatti, è il quarto produttore europeo di uova, con 772mila tonnellate prodotte ogni anno.

Un business che non tiene affatto conto del benessere animale, né fisico né a livello mentale. Ce lo hanno mostrato diverse realizzate da associazioni animaliste come la LAV (Lega Anti Vivisezione), ma anche studi scientifici che concordano su un fatto: l’era delle gabbie deve finire.

“Le galline allevate in gabbia non riescono a soddisfare le esigenze proprie della loro specie, come i bagni di polvere, il riposo al riparo su trespoli, il foraggiamento e l’esplorazione dell’ambiente; esse sono inoltre forzate ad interagire con le loro simili in ambienti ristretti e in condizioni di alta densità, senza adeguati arricchimenti ambientali e in condizioni di generale malessere, con conseguenze gravi sulla salute fisica, diventando facile bersaglio di malattie e infezioni, e psicologica, con effetti rilevanti su frustrazione e aggressività” spiega la LAV, che ha appena pubblicato un dossieri inedito per spiegare le conseguenze drammatiche dell’uso delle gabbie e suggerire alternative virtuose.

La vita infernale delle galline ovaiole

Più che animali le galline ovaiole sono considerate delle vere e proprie macchine, utili a sfornare uova e accrescere i profitti delle aziende. Diverse inchieste realizzate dalla LAV hanno documentato le condizioni terrificanti in cui questi animali sono costretti a vivere: gabbie strapiene, galline decedute lasciate a lungo a contatto con gli esemplari vivi e con le uova e allevamenti molto sporchi. Nella maggior parte dei casi le galline ovaiole soffrono di forte stress, malformazioni e sviluppano infezioni.

galline ovaiole

©LAV

Questi animali rinchiusi nelle gabbie vanno spesso incontro a una patologia grave conosciuta come steatosi epatica (o fegato grasso), provocata dall’impossibilità di muoversi. La malattia, che colpisce il fegato, può portare anche a morte immediata. Inoltre, come se non bastasse, secondo uno studio shock realizzato dall’Università di Berna il 97% delle galline ovaiole ha le ossa dello sterno rotte (persino negli allevamenti biologici).

Vivere in una gabbia è comunque una tortura, sia che si tratti di quelle convenzionali che delle cosiddette “gabbie arricchite”.

Come chiarito dalla LAV, queste ultime sono migliori rispetto a quelle tradizionali, ma non sono in grado di tutelare davvero il benessere animale.

Pur con alcuni arricchimenti, le gabbie modificate non possono offrire alle galline un ambiente complesso né ricco di stimoli. – chiarisce l’associazione animalista – Gli animali rinchiusi nelle gabbie arricchite passano tutta la loro vita in uno spazio angusto, senza possibilità di isolarsi, esplorare, cercare cibo, e rispondere alle proprie esigenze etologiche di movimento ed espressione in modo soddisfacente Il sistema delle gabbie modificate, infatti, è troppo simile alle gabbie di batteria e quindi rimane incapace di risolvere i principali problemi relativi al benessere delle galline in allevamento.

A ribadirlo è anche il dottor Michael Toscano, ricercatore dell’Università di Berna che si occupa di benessere delle galline ovaiole:

In teoria una gabbia potrebbe fornire le risorse necessarie a consentire i comportamenti naturali della specie. Tuttavia, nella pratica, le gabbie arricchite presenti sul mercato non consentono l’incorporazione dei materiali necessari per consentire i comportamenti specie-specifici, che gli animali sono altamente motivati a svolgere. Tra questi troviamo: la lettiera per bagni di polvere, le tende/coperture per la creazione del nido e la deposizione delle uova, ed un substrato adeguato alle attività di foraggiamento/ricerca cibo. Inoltre, le gabbie non possono garantire che gli uccelli siano esposti alla luce naturale, elemento molto importante per il loro benessere. Per questi motivi l’allevamento in gabbia di galline ovaiole non è adeguato, poiché le gabbie che soddisfino questi requisiti sarebbero complicate da allestire ed economicamente insostenibili. I sistemi alternativi che consentono l’accesso all’esterno (es. veranda/giardino d’inverno) offrono molti vantaggi per il benessere delle galline ovaiole, a condizione che siano supportati dalla selezione genetica di animali sani che possono vivere in modo sicuro in sistemi senza gabbie.

Con le gabbie non può esserci transizione ecologica in Italia

Il dossier LAV mostra, inoltre, le nuove tendenze di consumo. Nel nostro Paese l’acquisto di uova provenienti da sistemi di allevamento a terra ha registrato il maggiore incremento negli ultimi anni (dal 2018 al 2019, con un balzo del + 25%), un dato che conferma una maggiore sensibilità dei consumatori verso il benessere animale.

Non solo la letteratura scientifica ha ormai acclarato che le gabbie non possono garantire agli animali le necessità di base, ma l’evidenza a sostegno del cambiamento arriva anche dal mercato. – evidenzia Lorenza Bianchi, dottore di ricerca in scienze economiche e responsabile LAV area Animali negli allevamenti – Ormai da decenni i consumatori hanno iniziato a mostrare grande sensibilità sul tema degli allevamenti, come risultato della loro intensificazione e di campagne di informazione sul tema, e in numero sempre maggiore decidono di acquistare prodotti provenienti da sistemi di allevamento che garantiscano una migliore tutela degli animali, anche a fronte di un prezzo più alto, sia per motivi di salute e di sostenibilità ambientale, che per ragioni etiche e di sensibilità verso gli animali.”

Con la pubblicazione del documento la LAV lancia un appello al Governo italiano, in particolare al Ministero delle Politiche Agricole, chiedendo di agire per cambiare la drammatica situazione delle galline ovaiole sia per favorire il benessere animale che per rispondere alle nuove esigenze dei consumatori.

Alla luce di quanto analizzato nel presente studio è evidente la necessità per il Governo italiano di riconoscere l’evidenza scientifica recente e sostenere quanto già sta accadendo nel mercato. – conclude la LAV – Una presa di posizione da parte del Governo italiano a favore della messa al bando delle gabbie arricchite per l’allevamento delle galline ovaiole è necessaria per consentire lo sviluppo di sistemi di allevamento che possano garantire maggiore benessere alle galline, andando incontro alla richiesta dei consumatori e favorendo la tran sizione dei produttori che dovranno comunque adeguare le loro strutture ai prossimi cambiamenti normativi. La Commissione europea, infatti, sta lavorando per arrivare, entro il 2023, ad una proposta legislativa di revisione dell’attuale normativa a tutela degli animali che includerà anche il divieto dell’utilizzo di gabbie a partire dal 2027.

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Fonte: LAV 

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