A dicembre scadrà l'ordinanza relativa alla sospensione delle attività negli allevamenti di visoni in Italia, è ora di vietarli per sempre
In Italia fino al 31 dicembre 2021 gli allevamenti di visoni resteranno chiusi. Ma cosa accadrà dopo questa data? Purtroppo si prospetta la riapertura di questi stabilimenti, con tutto ciò che ne consegue per gli animali sfruttati in nome della moda e per i rischi connessi alla salute umana. È ormai risaputo gli allevamenti di visoni (così come tanti altri) rappresentano dei veri e propri serbatoi di virus.
Non era mai accaduto che gli allevamenti italiani in cui si producono pellicce restassero fermi per un anno. La sospensione delle attività è stata disposta dal Ministero della Salute a novembre dello scorso anno a seguito di due casi di SARS CoV-2 rilevati nei visoni in un allevamento in Lombardia. Nei mesi successivi il numero di animali infetti si è moltiplicato vari stabilimenti italiani ed è cresciuta la paura legata al virus mutato. E a farne le spese sono stati migliaia di visoni, uccisi in camere a gas e poi gettati via come rifiuti.
Migliaia di visoni sterminati in Italia
Nell’allevamento di Capralba (in provincia di Cremona), il più grande d’Italia, lo scorso dicembre sono stati sterminati 28.000 esemplari dopo che tre visoni sono risultati positivi al Covid e le agghiaccianti immagini filmate dall’organizzazione Essere Animali hanno suscitato non poche nel nostro Paese. La stessa sorte è toccata a circa 2mila visoni di un allevamento di Villa del Conte, in provincia di Padova, dopo la scoperta di un altro focolaio.
Lo scoppio della pandemia di Covid-19 ha mostrato ciò che in realtà era già noto, ma in tanti preferivano ignorare: oltre ad essere dei veri e propri lager, gli allevamenti di visoni rappresentano un enorme pericolo per la salute umana. Ed è un rischio che non possiamo più permetterci di correre.
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Da gennaio le attività degli allevamenti potrebbero riprendere regolarmente
In Italia sono 5 gli allevamenti di visoni ancora in attività. Su un sesto allevamento pende un’ordinanza di abbattimento di 3.000 visoni per via di un focolaio di coronavirus. – spiega la LAV (Lega Anti Vivisezione) – In questi allevamenti ancora attivi il ciclo di “produzione” inizia a marzo e nel mese di maggio nascono i cuccioli, destinati poi ad essere uccisi tra novembre e dicembre per le loro pellicce. Solamente i visoni riproduttori, destinati a mettere al mondo nuovi visoni, si “salvano” da questa strage.
E se fino al 31 dicembre le attività di questi stabilimenti saranno sospese, a partire dal prossimo anno potrebbero riprendere regolarmente, anche se con maggiori controlli. Ma ciò non è sufficiente. Al momento il Ministero della Salute non ha emesso nessuna nuova ordinanza per prolungare la sospensione delle attività.
Per chiudere per sempre questi allevamenti su tutto il territorio nazionale, la LAV ha rivolto un appello al Governo e al Parlamento chiedendo che la sospensione delle attività venga trasformata in un divieto definitivo e il prossimo fine settimana ha organizzato una manifestazione in varie piazze d’Italia per dare voce ai visoni.
Molti Paesi dell’Unione Europea hanno già espressamente vietato gli allevamenti di pellicce. Cosa aspetta a farlo l’Italia?
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Fonti: LAV/Ministero della Salute
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