L'ultima indagine di Essere Animali ci porta negli allevamenti intensivi di suini dei principali produttori di affettati italiani. Poco si è fatto per migliorare il benessere animale e solo un'azienda su 8 è promossa
Indice
Chi ci segue da tempo sa bene quali orrori si consumano ogni giorno negli allevamenti intensivi, compresi quelli di suini, utili alla produzione di affettati come prosciutto e salame.
La sofferenza che si nasconde dietro a questi prodotti è ben documentata, ancora una volta, da Essere Animali che ha condotto una nuova indagine sui grandi produttori di salumi italiani, per valutare gli eventuali miglioramenti ottenuti nelle condizioni di allevamento di scrofe e suini.
L’indagine segue la prima edizione del 2023 e si inserisce nell’ambito della campagna SOSPig, che mira a promuovere un maggiore rispetto del benessere animale.
Essere Animali ha esaminato le comunicazioni pubbliche di alcuni grandi produttori di salumi per valutare i progressi realizzati rispetto allo scorso anno. La valutazione dei salumifici si è basata su diversi criteri, suddivisi tra diverse aree chiave:
- Gabbie per le scrofe: molte aziende continuano a confinare le scrofe in spazi stretti, limitando i loro movimenti e il loro benessere
- Arricchimenti ambientali e comfort: pochi produttori forniscono materiali adeguati per permettere agli animali di esprimere i loro comportamenti naturali
- Mutilazioni: pratiche come il taglio della coda continuano ad essere largamente utilizzate, nonostante la normativa UE ne limiti l’uso
- Uso di antibiotici: l’uso irresponsabile di antibiotici rimane una pratica diffusa che aumenta i rischi legati all’antibiotico-resistenza
- Certificazioni che comprendono standard migliorativi: sono state ritenute valide solo le certificazioni con standard accessibili al pubblico e che coprono più della metà dei criteri di valutazione dell’indagine
- Valutazioni e referenze: sono state considerate solo le comunicazioni delle aziende pubblicamente accessibili sui loro siti web entro il 20 settembre, come pagine web, bilanci di sostenibilità e comunicati stampa
Questi criteri riflettono ovviamente la necessità di eliminare le pratiche che causano gravi sofferenze ai suini. In un precedente articolo, abbiamo già parlato delle terribili atrocità che si verificano in alcuni allevamenti.
Essere Animali ha diffuso anche quest’anno immagini davvero sconcertanti che mostrano condizioni gravissime di sofferenza, lesioni e criticità in 11 allevamenti correlati al marchio Levoni. Le riprese mostrano animali malati, feriti e abbandonati, scrofe confinate in gabbia e situazioni igienico-sanitarie disastrose.
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Ma ora vediamo i risultati ottenuti dai vari salumifici italiani.
I risultati dei salumifici italiani
A seguire vi riportiamo i risultati dell’indagine, che valutano il livello di impegno dei principali marchi di salumi nel migliorare le condizioni degli animali lungo tutta la filiera produttiva:
Fumagalli – 11/11 punti
Fumagalli si conferma come l’unica azienda che riesce a soddisfare tutti i criteri di valutazione stabiliti da Essere Animali. Il brand si distingue per il suo impegno su tutta la filiera, coprendo tutti gli aspetti legati al benessere degli animali, dall’eliminazione delle gabbie per le scrofe all’uso responsabile degli antibiotici e alla garanzia di arricchimenti ambientali.
Citterio – 3/11 punti
Al secondo posto, con grande stacco, c’è Citterio che ha migliorato (si fa per dire) la sua posizione rispetto al 2023, passando da 2 a 3 punti grazie agli arricchimenti ambientali per le scrofe e il monitoraggio sull’uso degli antibiotici.
Fratelli Beretta – 2,5/11 punti
Fratelli Beretta passa da 1,5 a 2,5 punti per l’introduzione di arricchimenti ambientali e lettiere per le scrofe in alcune parti della sua filiera. Il punteggio resta però del tutto insufficiente.
Rovagnati – 2/11 punti
Stabile rispetto all’anno precedente, Rovagnati non ha mostrato miglioramenti significativi, mantenendo lo stesso punteggio del 2023. L’azienda non sembra aver preso ulteriori misure per migliorare il benessere animale nella sua filiera.
Negroni – 1/11 punti
Negroni è addirittura peggiorato, passando da 2,5 a 1 punto. Sono scomparsi gli impegni di eliminare il taglio della coda e di fornire materiale manipolabile e lettiere per gli animali. Questo segna un passo indietro importante rispetto alle promesse fatte l’anno precedente.
Levoni – 0,5/11 punti
Anche Levoni peggiora ulteriormente rispetto al 2023 (da 1 a 0,5 punti) per una politica insufficiente sull’uso responsabile degli antibiotici. Levoni è anche al centro di critiche per le gravi condizioni in cui versano i maiali nei suoi allevamenti, documentate da Essere Animali.
Fiorani – 0,5/11 punti
Fiorani non registra alcun miglioramento e si colloca anch’esso in fondo alla classifica.
Casa Modena – 0/11 punti
Zero assoluto per Casa Modena che chiude la classifica. Non c’è in vista alcun impegno concreto per migliorare le condizioni di allevamento dei suini.
I risultati mostrano in maniera evidente quanto sia ancora lungo il percorso per garantire condizioni dignitose agli animali nella filiera suinicola italiana. Molti produttori non hanno ancora preso impegni significativi per eliminare le pratiche più crudeli e sono distanti dal raggiungere un livello accettabile di benessere animale.
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Fonte: Essere Animali
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