Con i prezzi alle stelle di grano e mais rischiano di essere abbattuti 150mila animali negli allevamenti

Un nuovo dossier Uniarma, associazione sindacale dei carabinieri, conferma che i prezzi alle stelle di grano e mais stanno mettendo a rischio migliaia di animali negli allevamenti, soprattutto nel nord-est del Paese

A confermare la situazione critica degli allevamenti italiani – già segnalata più volte in precedenza – è un dossier del centro studi economici di Unarma (associazione sindacale dei carabinieri).

Da quando è iniziato il conflitto russo-ucraino abbiamo visto letteralmente “lievitare” i prezzi di alcune materie prime, tra queste grano e mais, alimenti necessari anche per la produzione di mangimi e dunque utili a sfamare gli animali che si trovano negli allevamenti del nostro Paese.

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Il mais ha recentemente raggiunto i prezzi massimi dal 2012 e il grano tenero costa 419,50 euro a tonnellata (ad aprile 2021 il prezzo era praticamente la metà!) mentre quello duro è passato da 289,20 euro a tonnellata dell’aprile dell’anno scorso agli attuali 525,50 euro (ovvero è aumentato dell’82%).

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Tutto questo – inevitabilmente – ha grosse ripercussioni sui prezzi dei prodotti ma anche sulla stessa sopravvivenza degli animali negli allevamenti. In pratica le aziende sono costrette ad aumentare a loro volta i prezzi al dettaglio, il che però porta ad un calo dei consumi. Un “serpente che si morde la coda”, insomma, di cui alle fine diventano vittime proprio gli animali.

Come sostiene Uniarma:

La situazione sta rendendo insostenibile l’attività economica del comparto agroalimentare che non riesce più a garantire i giusti profitti a tutta la filiera produttiva. (…) In Italia ci sono circa 2 milioni e 800mila bovini da latte di cui il 60% nel nord-est. La crisi dovuta all’aumento dei prezzi rischia di determinare un calo dei consumi che comporterebbe l’abbattimento di almeno 150mila capi di bestiame.

Le conseguenze del conflitto a livello economico – e ce ne siamo già accorti tutti – si fanno sentire anche sull’aumento dei prezzi di moltissimi prodotti di uso comune. Come ha dichiarato Antonio Nicolosi, segretario generale di Unarma:

Cominciamo a comprendere le perdite che il conflitto in Ucraina provocherà nell’economia italiana, tantissimi italiani sconteranno il rincaro su alimenti come pane, farinacei, latte e uova e carne, con il rischio che diventino difficilmente reperibili in commercio. E anche l’accesso ai beni alimentari è un diritto.

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Fonte: Unarma

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