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Ieri è arrivata una splendida notizia, attesa da tempo dagli animalisti (e non solo) di tutta Italia: la chiusura definitiva di tutti gli allevamenti di animali da pelliccia. Il divieto, previsto dall’emendamento alla Legge di Bilancio 2022, entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio, portando alla chiusura definitiva di 5 allevamenti di visoni (al momento sospesi da un’ordinanza del Ministero della Salute per contenere la diffusione del Covid), dove sono rinchiusi migliaia di esemplari.
Ma qual è la sorte che attende gli animali rimasti? E cosa accadrà alle aziende? Verranno rinconvertite? Se lo stanno chiedendo in tanti, proviamo dunque a fare un po’ di chiarezza sulla questione.
Quanti sono in totale i visoni allevati in Italia per produrre pellicce e dove si trovano gli allevamenti
Attualmente in Italia sono cinque gli allevamenti di visoni ancora in funzione, sparsi nelle province di Brescia, Cremona, Forlì-Cesena, Ravenna e L’Aquila. In totale gli animali allevati sono ben 7.230.
Tra il 2020 in due allevamenti, quello di Capralba (Cremona) e Villa del Conte (Padova) è avvenuta una vera e propria strage di visoni: circa 29mila sono stati abbattuti, dopo la scoperta di alcuni focolai di SARS-CoV-2.
Cosa prevede l’emendamento approvato
Dal 1° gennaio 2022 sarà vietato allevare, fare riprodurre in cattività, detenere, catturare o uccidere animali, di qualsiasi specie (non solo visoni, ma anche volpi, cani procione, cincillà ecc) per ricavarne pellicce.
Quale destino toccherà ai visoni degli allevamenti?
La notizia della messa al bando degli allevamenti nel nostro Paese è stata accolta con grande soddisfazione dagli animalisti, in particolare da associazioni come la LAV, l’OIPA e Humane Society International Italia, e dai cittadini che hanno a cuore il benessere degli animali, troppo spesso vittime della crudele industria della moda. Ma cosa succederà nei prossimi tempi ai visoni allevati nelle 5 strutture? Dobbiamo temere per la loro sopravvivenza? In realtà non c’è ancora alcuna certezza sul destino che li attende perché tutte le modalità saranno definite da decreto del ministero della Transizione Ecologica e dei ministeri di Agricoltura e Salute, che dovrà essere emanato entro il 31 gennaio 2022. Ma, purtroppo, lo scenario che riguarda il futuro dei visoni è tutt’altro che roseo.
È molto probabile che la maggior parte dei visoni venga abbattuta. Questo perché siamo di fronte a circa 7mila esemplari e si tratta di animali selvatici, predatori che non vivono in branco. – spiega ai nostri microfoni Simone Pavesi, responsabile dell’Area Moda Animal Free della LAV (Lega Anti Vivisezione) – Inoltre, sono fortemente suscettibili all’infezione da Covid. Quindi c’è la possibilità che molti vengano uccisi. Ciò significa che gli allevatori riusciranno ancora a lucrare sulla pelle di questi animali fino a quando non entrerà in vigore il divieto.
Per fortuna, però, non tutti i visoni saranno condannati a morte. Infatti, l’emendamento prevede anche la possibilità di trasferire gli animali in strutture preferibilmente gestite direttamente o indirettamente da associazioni animaliste riconosciute. Il problema, però, è che sicuramente a salvarsi sarà soltanto un numero esiguo di visoni.
Come verranno riconvertiti gli allevamenti?
Entro il 30 giugno 2022 tutti e 5 gli allevamenti che attualmente allevano visoni ed altre 5 strutture, che però non hanno animali, dovranno essere smantellate.
Agli allevatori saranno concessi indennizzi proporzionati al numero dei visoni presenti, un contributo del 30% del fatturato registrato nell’ultimo ciclo produttivo, ed un contributo a fondo perduto massimo di 10.000 euro per la copertura delle spese di demolizione dei fabbricati e degli impianti oppure di quelle sostenute per la ristrutturazione e riconversione in attività agricola diversa dall’allevamento di animali.
Ogni allevamento avrà diritto fino a 3 milioni di euro di indennizzo. Una cifra non da poco.
“La nostra proposta iniziale era di un milione di indennizzo ad allevamento, la Lega ha fatto pressione affinché i milioni diventassero tre” chiarisce Pavesi.
Inoltre, gli allevamenti potranno accedere ad un fondo complessivo di 3 milioni di euro dal Next Generation EU-Italia per avviare impianti agri-voltaici e parchi agrisolari. Insomma, alla fine agli allevatori non è andata affatto male. A pagare lo scotto saranno – ancora una volta – i visoni…
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Fonte: LAV
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