L’obiettivo era trovare un accordo sul regolamento che avrebbe dovuto fissare le norme sui cosiddetti nuovi alimenti (ovvero i prodotti ricavati da processi tecnologici di trasformazione dei cibi), e il Parlamento chiedeva che venissero banditi dal mercato sia gli animali clonati che i loro derivati, o che almeno fossero identificabili attraverso un’apposita etichettatura. Ma i governi dell’Ue non hanno accettato nessuna delle due richieste del Parlamento, lasciando naufragare ogni possibilità di accordo.
Vi ricordate la prima clonazione al mondo che vide come protagonista l’inconsapevole pecora Dolly? Bene, da quel giorno sono passati ben 15 anni, nel frattempo sono stati clonate anche mucche, maiali e capre, ma il dibattito sulla clonazione e sull’opportunità di far circolare e commercializzare la carne clonata è tutt’altro che chiuso. Proprio in questi giorni infatti sono falliti tutti i buoni propositi di trovare finalmente un accordo definitivo tra il Parlamento europeo, che ha posto un netto no alla diffusione di carne clonata, e il Consiglio, che invece era di tutt’altra opinione.
L’obiettivo era trovare un accordo sul regolamento che avrebbe dovuto fissare le norme sui cosiddetti “nuovi alimenti” (ovvero i prodotti ricavati da processi tecnologici di trasformazione dei cibi), e il Parlamento chiedeva che venissero banditi dal mercato sia gli animali clonati che i loro derivati, o che almeno fossero identificabili attraverso un’apposita etichettatura. Ma i governi dell’Ue non hanno accettato nessuna delle due richieste del Parlamento, lasciando naufragare ogni possibilità di accordo.
Ma vediamo in breve cosa è successo…
Secondo il Parlamento, è indispensabile bandire in tutto il territorio europeo qualsiasi tipo di carne clonata, mettendo al bando anche i derivati e la tecnologia utilizzata per il processo di clonazione. D’altro canto, il Consiglio e la Commissione europei si sono trovati parzialmente d’accordo su questi punti, ma avrebbero voluto autorizzare la circolazione dei derivati dalla prole di animali clonati.
Per cercare di stabilire un punto di incontro, come ultimo tentativo, il Parlamento ha quindi richiesto un’etichettatura obbligatoria di questi prodotti, ma il Consiglio ha rifiutato anche questa idea, facendo saltare tutto.
Intanto però, secondo un sondaggio, è emersa un’interessante realtà: la maggior parte dei cittadini europei (63%), non acquisterebbe mai prodotti derivati da bestiame clonato e il 61% sostiene che la clonazione sia moralmente inaccettabile.
“È frustrante vedere che il Consiglio europeo non ascolta la voce dei cittadini” – hanno fatto sapere il vice-presidente del Parlamento Gianni Pittella (PD, S&D) e la relatrice olandese Kartiga Liotard (Sinistra Unita). – Le misure che riguardano la prole degli animali clonati sono assolutamente indispensabili, poiché i cloni hanno un valore commerciale solo per l’allevamento, non per la produzione alimentare. Nessun agricoltore spenderebbe mai 100.000 euro per un toro clonato solo per farne hamburger“.
Nel frattempo che le istituzioni trovino un accordo però, continuano a diffondersi le manipolazioni di materie prime a livello atomico e molecolare (quelle che hanno dato origine all’omonima cucina) che tendono a stravolgere sempre di più l’autenticità delle nostre materie prime, garanzia anche di biodiversità. Anche nel caso di questi alimenti modificati quindi, si renderà necessaria un’apposita etichettatura.
Il disaccordo tra Commissione e Parlamento fa venire il dubbio che in Europa a comandare siano le lobby e gli accordi con i funzionari e non i meccanismi di rappresentanza dei parlamentari. Il cibo clonato potrà essere servito liberamente senza etichette e rimangono in vigore le norme sui “nuovi alimenti” del 1997 e poco consola sapere che per il momento non c’è stata alcuna richiesta per la commercializzazione di carni clonate.
Verdiana Amorosi
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