In Alto Adige, per evitare danni a vigneti, meleti e piantagioni di vario tipo, i contadini hanno acceso migliaia di candele antigelo.
L’Alto Adige fa i conti con un precipitoso calo delle temperature. A maggio. È per questo che una serie di candele antigelo hanno illuminato le valli piene di vigneti creando uno scenario mozzafiato. Si tratta di una tecnica antichissima con la quale si spera di salvare le piantagioni da questa anomala ondata di freddo in piena primavera.
Meno 9 gradi a Solda, -7 a Selva di val Gardena, -6 a Dobbiaco, -3 gradi a Vipiteno e a Brunico: un maggio così freddo da queste parti non si presentava dal 1987, dicono gli esperti.
E così i contadini altoatesini hanno fatto ricorso a uno dei metodi più antichi per combattere il freddo accendendo migliaia di piccoli fuochi.
Lo scopo è quello di non fare scendere le temperature al di sotto dello zero: si tratta di un particolare tipo di fiaccole che vengono usate soprattutto per la vite ma, come in questo caso, utili anche a meleti e albicocchi. Si collocano alla base degli arbusti in modo da riscaldare l’aria circostante e impedire le gelate da irraggiamento notturno.
Le gelate primaverili, anche dette “tardive”, sono – soprattutto in frutticoltura – una delle principali calamità naturali su scala mondiale capaci come sono di creare danni davvero immensi, la cui incidenza è in costante aumento a causa dei cambiamenti climatici dovuti all’inquinamento.
Far fronte ad esse attraverso mezzi come le candele antigelo o anche la cosiddetta “irrigazione antibrina” costituisce una spesa non indifferente per le aziende agricole a fronte, oltre al danno la beffa, di un risultato non sempre positivo.
Speriamo allora che questo gelo vada via quanto prima e che i contadini possano riprendere sereni le loro coltivazioni.
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Germana Carillo
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