Una nuova inchiesta shock svela il lato oscuro degli allevamenti del Brasile, dove i bovini vengono sottoposti a terribili crudeltà. Una crudeltà di cui l'Italia è indirettamente complice, visto che è la prima nazione al mondo per importazione di carne bovina brasiliana
Il nostro Paese rappresenta il primo importatore di carne bovina dal Brasile. Ma dietro le bistecche e gli hamburger che portiamo sulle nostre tavole si celano torture inaudite, a cui sono sottoposti giornalmente migliaia di animali. A scoperchiare il vaso di Pandora è un nuova inchiesta scioccante inchiesta rilasciata oggi da Animal Equality.
L’indagine, svolta sotto copertura, svela le ombre di tre macelli brasiliani certificati a livello municipale e statale, dove avviene la violazione sistematica delle norme sanitarie e di benessere animale del Paese. Una situazione che riguarda anche noi italiani da vicino, dato che importiamo fra le 25.000 e le 30.000 tonnellate di carne bovina brasiliana.
Le spaventose immagini raccolte dal team investigativo di Animal Equality e narrate dal giornalista e conduttore televisivo Matteo Viviani mostrano animali trattati con estrema disumanità nel momento della macellazione, in aperta violazione delle norme federali in materia.
*** ATTENZIONE! IMMAGINI FORTI ***
Nel video diffuso nelle scorse ore si vedono scene raccapriccianti:
- Operatori dell’allevamento che percuotono gli animali, li legano e li trascinano per le zampe
- Pratiche di stordimento inadeguate attraverso scosse elettriche e animali macellati quando sono ancora coscienti
- Scuoiatura – che consiste nella rimozione della pelle e delle ossa – e taglio delle zampe effettuate senza la conferma della morte dei poveri animali
- Altre pratiche estremamente dolorose che avvengono con ricorrenza nei macelli a causa del numero insufficiente di controlli
In Brasile l’industria della carne sta devastando anche l’Amazzonia
Come sottolineato dagli attivisti, il paradosso è che si tratta di strutture certificate. Nonostante le numerose inchieste e le denunce da parte di Animal Equality e tante altre organizzazioni per la protezione animale e ambientale, il Governo brasiliano continua a favorire l’industria della carne, senza prevedere controlli capillari.
Lo scorsa estate, infatti, è stata approvata dal Congresso una nuova proposta di legge per aumentare le esportazioni di carne senza investire maggiori risorse nei ispezioni in macelli e allevamenti.
A distanza di un anno esatto, il progetto di legge deve essere ancora votato dal Senato e Animal Equality e altre organizzazioni per la protezione degli animali sono riuscite ad ottenere il rinvio del voto sul progetto di legge e una nuova audizione pubblica per far sentire anche la voce della società civile brasiliana, fortemente danneggiata delle politiche anti-ambientaliste del presidente brasiliano Jair Bolsonaro.
Questa indagine e tutte le inchieste precedenti condotte in Amazzonia, Pantanal e Cerrado da Animal Equality dimostrano che le crudeltà e le violazioni in Brasile nell’industria della carne sono sistematiche e proliferano incontrollate, anche a fronte di strutture certificate. – commenta Alice Trombetta, Direttrice Esecutiva di Animal Equality in Italia. – Si tratta di una fatto molto grave, che gli stati europei, Italia compresa, devono prendere in considerazione rivedendo i propri rapporti commerciali con questo paese. Il Brasile ad oggi non è un partner affidabile e sta mettendo direttamente a rischio animali e Pianeta.
Come se la crudeltà non fosse già abbastanza, all’industria della carne in Brasile è connessa gran parte della deforestazione dell’Amazzonia. Secondo uno studio realizzato da MapBiomas, in Brasile (il più grande esportatore mondiale di carne bovina) gli allevamenti intensivi e i macelli industriali sono responsabili di oltre l’80% della deforestazione e si stima che il 98% di questi incendi sia stato appiccato da allevatori di bestiame per disboscare le foreste.
E il nostro Paese gioca un ruolo non indifferente in questa situazione. Secondo i calcoli di Etifor, l’Italia ha indotto in media una deforestazione associata al consumo di carne compresa fra i 5.900 e gli 11.153 ettari all’anno.
Ad oggi il 70% della carne per la produzione di bresaola IGP utilizza materia prima proveniente dal Sud America. – concludono gli attivisti di Animal Equality – Una delle principali aziende italiane di produzione di bresaola, Rigamonti, è direttamente collegata alla multinazionale della carne JBS, accusata di produrre su terreni disboscati illegalmente.
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Fonte: Animal Equality
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