Bufera contro la certificazione biologica del salmone d'allevamento scozzese da parte della Soil Association. 30 associazioni e ONG gridano al "greenwashing" e all'insostenibilità di tali allevamenti e chiedono di smettere di certificare questo prodotto come "biologico"
Può esistere davvero un salmone di allevamento biologico? Non lo è certamente quello scozzese, contro cui si sono scagliate (giustamente) diverse associazioni che chiedono ora di ritirare la certificazione al prodotto.
In particolare, i 30 gruppi di comunità scozzesi, organizzazioni ambientaliste e ONG (tra cui WildFish, Pesticide Action Network e Blue Marine Foundation), se la prendono con la certificazione della Soil Association.
La Soil Association, ente britannico che certifica gli alimenti biologici nel Regno Unito, è ora sotto il fuoco incrociato per aver concesso la certificazione ad allevamenti di salmone e trota scozzesi. Secondo le associazioni, gli standard della Soil Association sono “completamente contrari” ai principi di promozione di alimenti sani, umani e sostenibili, in quanto sembrano non affrontare adeguatamente gli impatti ambientali dannosi derivanti da questi allevamenti.
In una lettera aperta, le organizzazioni hanno sollevato preoccupazioni serie riguardo agli impatti ambientali negativi del settore in Scozia, definendo l’intera pratica “greenwashing inaccettabile di un’industria insostenibile”.
Il presentatore e attivista ambientale Chris Packham ha recentemente esortato a fermare la crescita degli allevamenti di salmone in Scozia, citando dati che indicano livelli record di mortalità del salmone d’allevamento nel 2023. Packham, presidente della Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals (RSPCA), ha bollato l‘industria come “catastrofica” per il benessere dei pesci e per l’ecosistema scozzese.
Ma, tornando alla certificazione, Rachel Mulrenan, direttrice scozzese di WildFish, ha dichiarato che il termine “salmone scozzese biologico” è fuorviante in quanto:
I pesci vengono allevati allo stesso modo di tutti i salmoni d’allevamento scozzesi: in gabbie a rete aperta, dove tutti i rifiuti dell’allevamento confluiscono direttamente nei laghi e negli stretti circostanti, comprese le feci e il mangime non consumato.
La questione si estende anche all’uso di sostanze chimiche altamente tossiche in questi allevamenti, potenzialmente nocive per la fauna selvatica circostante. Gli standard proposti dalla Soil Association continuano, ad esempio, a consentire l’uso di sostanze chimiche come la deltametrina, un pesticida chimico altamente tossico per le specie marine, secondo un rapporto di WildFish.
Sempre la dottoressa Mulrenan fa sapere che:
Gli allevamenti biologici di salmone possono continuare a utilizzare sostanze chimiche altamente tossiche, che possono uccidere la fauna selvatica circostante; usano ancora pesci catturati in natura per produrre mangimi e per il controllo dei parassiti (tipicamente, i labridi usati come pesci più puliti), con impatti ambientali sconosciuti; e consentono comunque l’accumulo di parassiti dei pidocchi di mare, che possono diffondersi e rivelarsi fatali per il salmone atlantico selvatico e la trota di mare.
L’allevamento intensivo di salmoni, infatti, non solo favorisce la diffusione di parassiti e malattie, ma minaccia anche le popolazioni di salmoni selvatici se i pesci d’allevamento fuggono e si riproducono con quelli selvatici.
Oltre alla lettera aperta alla Soil Association per rimuovere la certificazione biologica, è attiva anche un’altra campagna interessante, “Off the table” di WildFish, che riunisce oltre 160 chef e ristoranti, oltre a 50 gruppi comunitari, enti di beneficenza e ONG, e che sostanzialmente chiede la rimozione del salmone d’allevamento dai menu.
I ristoratori ben intenzionati che hanno aderito alla certificazione biologica si sono ora scontrati con l’amara realtà: il salmone d’allevamento scozzese non soddisfa gli standard ambientali associati al marchio biologico.
La replica della Soil Association e delle aziende che producono salmone scozzese bio
Il portavoce della Soil Association ha difeso le regole rigide che le aziende biologiche devono seguire e ha sottolineato che l’associazione sta lavorando con il settore per apportare miglioramenti.
Tavish Scott, amministratore delegato di Salmon Scotland, ha reagito con forza, affermando che gli allevatori scozzesi rispettano i più alti standard internazionali e che non permetteranno che gruppi di attivisti urbani minaccino il successo globale del salmone scozzese.
Potete leggere la lettera aperta inviata ai CEO della Soil Association e della Soil Association Certification QUI.
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Fonte: WildFish
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