Allevamento di polpi, anche no: 5 pericoli appena svelati (al di là della crudeltà)

Nuovi documenti rivelano tutta l'ipocrisia del progetto di allevare in maniera intensiva i polpi alle Isole Canarie. Le preoccupazioni degli attivisti e dei comitati scientifici riguardano non solo la crudeltà di questo allevamento, ma le minacce per l'intera biodiversità

Si continua a discutere tantissimo dell’apertura del primo maxi allevamento di polpi nelle Isole Canarie, della sua crudeltà e delle sue conseguenze. Finora, però, conoscevamo solamente una parte dei suoi allarmanti pericoli.

Nuovi documenti mettono in luce ulteriori problematiche del progetto che non possono essere ignorate. A svelarli sono le associazioni Compassion in World Farming (CIWF), Eurogroup for Animals e AnimaNaturalis, che si appellano alla ditta Nueva Pescanova affinché rinuncia all’apertura di questa struttura abominevole.

Mettendo un attimo da parte l’immensa sofferenza che i polpi patirebbero, sono in particolare 5 le minacce che il gigantesco allevamento rappresenterebbe e che destano preoccupazione tra attivisti, comitati scientifici e autorità locali:

  1. minaccia alla fauna locale: l’allevamento di polpi costituirebbe una minaccia per la fauna marina per via dell’inquinamento acustico e dell’acqua a causa dalla sua vicinanza a un’area marina protetta. A pagarne le spese sarebbero cetacei protetti, come delfini e focene, ma anche le tartarughe marine, già vittime di catture accidentali, collisioni e inquinamento
  2. minaccia alla salute pubblica: il piano prevedrebbe l’utilizzo dell’acqua marina del porto, che sappiamo essere di qualità non adeguata alla produzione di cibo destinato al consumo umano
  3. inquinamento: un mix di emissioni di CO2, miasmi e gli scariche potrebbero contaminare ancora di più le acque portuali e l’ambiente circostante
  4. minaccia a una specie protetta di alghe: anche l’alga cystoseira, specie protetta diffusa prevalentemente nel Mediterraneo, potrebbe essere minacciata in maniera significativa dall’inquinamento connesso all’allevamento di polpi
  5. esaurimento di risorse: non solo la pesca di pesce destinato a diventare mangime per i polpi, con conseguente impoverimento dei nostri mari, ma anche stabilimenti ad alto consumo energetico sono pratiche insostenibili

Per le associazioni, allevare polpi è sinonimo di criticità ed è in netto contrasto con i principi millantati dall’azienda e gli impegni presi “in favore della tutela della biodiversità”. È proprio la biodiversità a pagare il prezzo più alto.

Non esiste alcuna giustificazione per l’introduzione di questo nuovo tipo di allevamento intensivo, proprio quando gli esperti della crisi climatica mettono in guardia sull’urgente necessità di cambiare i nostri sistemi alimentari e di adottare abitudini alimentari più sostenibili. Meritiamo qualcosa di meglio di una continua devastazione ambientale per riempire le tasche delle aziende, e questi animali straordinari meritano di meglio che vite ridotte al confinamento e alla sofferenza” ha dichiarato Keri Tietge, Policy officer di Eurogroup for Animals per gli animali acquatici.

Ma torniamo proprio sulla questione benessere animale. La crudeltà di questo nuovo settore non è un aspetto poter sottovalutare. I polpi sono creature estremamente intelligenti, solitarie per natura e in ambienti sovraffollati sarebbero esposti a grande stress. Non è questa una forma di maltrattamento?

Il sovraffollamento delle vasche causerebbe inoltre episodi di cannibalismo tra i polpi, come denunciato dalle organizzazioni di tutela animale. Ma questi animali unici non godono purtroppo di protezione poiché la normativa europea è carente.

Ciò è stato evidenziato in un report dal titolo Uncovering the horrific reality of octopus farming condotto da Compassion in World Farming e Eurogroup for Animals.

In un’epoca nella quale gli allevamenti andrebbero soggetti a restrizioni e la nostra considerazione degli animali rivista, un allevamento di polpi è impensabile. Lo ha ribadito anche Cristina Ibáñez, coordinatrice della campagna di AnimaNaturalis:

La nostra società dovrebbe essere in una fase di progresso verso un trattamento più empatico e rispettoso degli animali. Se questa aberrazione dovesse continuare, nonostante il rifiuto della comunità scientifica e di gran parte della società civile, ci troveremmo di fronte a una grave frattura di questi valori.”

Non vi è insomma una sola ragione per portare avanti un progetto così disastroso.

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Fonte: CIWF Italia

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