Allevamenti di visoni: il Covid non ci ha insegnato niente e potrebbero riaprire presto anche in Italia, non ci stiamo

Fermiamo una volta per tutte il crudele business degli allevamenti di visoni e altri animali da pelliccia. Sono disumani e serbatoi di virus

Basta con gli allevamenti di visoni, vere e proprie fashion victims della moda! A chiederlo a gran voce sono diverse associazioni animaliste, ma anche un gran numero di cittadini. È ormai noto che questi luoghi, oltre ad essere dei lager per animali, siano dei pericolosi serbatoi di virus, che mettono a rischio anche la salute umana. Ce lo ha insegnato la pandemia, o meglio avrebbe dovuto insegnarcelo, ma la lezione non sembra essere stata sufficiente.

Nel nostro Paese gli allevamenti di visoni resteranno chiusi fino al 31 dicembre 2021, come stabilito da un’ordinanza del Ministro della Salute Roberto Speranza (volta a limitare i rischi legati al Covid mutato). Tuttavia, dopo questa data potrebbero riaprire regolarmente. Quattordici paesi tra cui il Regno Unito, i Paesi Bassi, l’Ungheria e la Lituania si sono già attivati per vietare l’allevamento di animali da pelliccia. Ma in altri Paesi europei e non (tra cui Cina, Russia e Stati Uniti) continuano ad allevare in sistemi intensivi decine di milioni di volpi, visoni e cani procione, specie particolarmente esposti al Coronavirus. 

Questi poveri animali passano tutta la loro vita confinati in anguste gabbie metalliche che provocano loro indicibili sofferenze. Inoltre, le condizioni di ammassamento in cui vivono, la scarsa igiene, lo stress, le ferite, le malattie, le cure veterinarie insufficienti creano le condizioni ideali per la trasmissione e la mutazione dei virus, come già accaduto con il SARS CoV-2 negli scorsi mesi. Una situazione che ha portato all‘abbattimento di migliaia di visoni, anche in Italia. 

Leggi anche: Filmate le agghiaccianti immagini dello sterminio di visoni nell’allevamento italiano colpito dal Covid-19

Consegnate 900mila firme in vista del G20 per vietare gli allevamenti di animali da pelliccia. 

In vista del Summit del G20 che si terrà a Roma a fine mese, sono state consegnate le firme oltre 880.000 persone, raccolte dalla Fur Free Alliance (coalizione a cui aderiscono anche Humane Society International Italia e LAV), per spingere i leader mondiali a porre definitivamente fine all’allevamento di animali da pelliccia. Una scelta necessaria non soltanto per tutelare gli animali, ma anche per fermare i casi di infezione da SARS-CoV-2 e prevenire future pandemie zoonotiche.

Nella lettera inviata ai leader del G20, la coalizione globale di organizzazioni animaliste ha sottolineato la necessità di un’azione concreta e immediata, alla luce dei 446 focolai di SARS-CoV-2 che si sono verificati negli ultimi mesi negli allevamenti di visoni in Olanda, Danimarca, Polonia, Lituania, Grecia, Spagna, Svezia, Francia, Italia, Lettonia, Stati Uniti e Canada, con il più recente focolaio in Spagna questa settimana.

Un’indagine condotta nei Paesi Bassi – basata sul sequenziamento dell’intero genoma – ha rivelato che almeno 66 persone che lavoravano negli allevamenti di visoni sono state infettate dal virus SARS-CoV-2 in rari, ma preoccupanti, casi di trasmissione della malattia da animale a uomo. Il rapporto preliminare, pubblicato nel febbraio 2021, di un focolaio di SARS- CoV-2 nei visoni e negli allevatori in Danimarca, ha concluso che il 19% delle persone identificate come collegate agli allevamenti di visoni si sono infettate, con circa 4.000 casi di persone contagiate da una variante dei visoni.

I governi non possono affrontare la crisi da Covid-19 che ha colpito gli allevamenti di visoni semplicemente monitorando i focolai e permettendo agli allevatori di continuare a svolgere le loro attività come al solito. – commenta Martina Pluda, direttrice per l’Italia di Humane Society International che ha consegnato a membri della delegazione italiana del G20 le firme a nome della coalizione – Le condizioni spaventose all’interno degli allevamenti di animali da pelliccia li rendono una bomba a orologeria per lo sviluppo e la diffusione di malattie pandemiche. Gli esperti avvertono che è solo una questione di tempo prima che un altro virus mortale dilaghi se continueremo a tenere gli animali in questo modo, innaturale e crudele. Ora, anche centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo hanno espresso la loro volontà, chiedendo ai leader del G20 di riconoscere pubblicamente che è necessario porre fine all’allevamento di animali da pelliccia, come una delle strategie necessarie per uscire dalla crisi pandemica.

Scendiamo in piazza per dare #VOCEAIVISONI

Dei 170 allevamenti presenti in Italia negli anni ottanta, oggi ne restano solo 5, anche se le attività resteranno temporaneamente sospese fino al 31 dicembre 2021 a seguito dello scoppio di vari focolai di SARS-CoV-2. In questi lager il ciclo di “produzione” inizia a marzo e nel mese di maggio nascono i cuccioli, destinati poi ad essere uccisi tra novembre e dicembre per le loro pellicce. Solamente i visoni riproduttori, destinati a mettere al mondo nuovi visoni, si “salvano” da questa mattanza.

Senza un provvedimento del Governo o del Parlamento dal 1° gennaio 2022 gli allevamenti potranno riaprire regolarmente. Una situazione inaccettabile contro cui si stanno battendo varie organizzazioni animaliste, tra cui la LAV (Lega Anti Vivisezione) che invita tutti i cittadini il 23 e il 24 ottobre scendere in diverse piazze italiane per partecipare alla mobilitazione #VOCEAIVISONI, per chiedere alle istituzioni italiane di fermare definitivamente il crudele e pericoloso business delle pellicce di visone. 

Occorre la ferma volontà politica di dire basta alla produzione di pellicce animali, retaggio di un modello produttivo del tutto superato e incompatibile con standard etici e di sicurezza sanitaria, come l’emergenza Covid e la chiusura temporanea di questi allevamenti dimostra – spiega Simone Pavesi responsabile Moda Animal Free – Siamo ancora in piena crisi sanitaria e la gravità della pandemia che dal 2020 ha stravolto le nostre abitudini, deve far maturare a tutti i livelli – dai decisori politici ai consumatori, agli imprenditori – la consapevolezza che la circolazione di questo virus non è una fatalità e che la chiusura di questi allevamenti è una delle misure di prevenzione indispensabili e non più rimandabili. Nessun via libera può essere concesso a produzioni ad alto tasso di sofferenza come la produzione di pellicce!

È davvero raccapricciante che nel 2021 vengano ancora sterminati milioni di animali in nome della moda. Non sarebbe il momento di fermare questa crudeltà (che mette in pericolo anche la salute umana?)

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Fonti: Humane Society International Italia/LAV

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