Allevamenti intensivi: dall’UE in arrivo regole più ferree per ridurre le emissioni industriali

Giro di vite per ridurre le emissioni inquinanti: nella proposta di revisione della Direttiva sulle emissioni industriali (IED) l'Ue ha inserito norme più severe per gli allevamenti intensivi. Basteranno a ridurre drasticamente i livelli l'inquinamento?

È ormai noto l’impatto ambientale pesantissimo degli allevamenti intensivi: nel Vecchio Continente le emissioni di gas serra di questi stabilimenti rappresentano il 17% delle emissioni totali dell’Ue (praticamente più di quelle di tutte le automobili e i furgoni in circolazione).

Per ridurre i livelli di inquinamento l’Unione europea ha inserito delle norme più ferree nella proposta di revisione della Direttiva sulle emissioni industriali (IED), presentata ieri a Strasburgo. La normativa prevede che agli impianti industriali altamente inquinanti debbano ottenere specifiche autorizzazioni ambientali dalle autorità nazionali in modo da limitare le emissioni inquinanti. Fra gli impianti non rientrano soltanto i grandi allevamenti intensivi, ma anche le centrali elettriche, gli impianti di trattamento dei rifiuti e le aziende chimiche.

Queste nuove norme consentiranno ai grandi impianti industriali e all’allevamento intensivo di svolgere il loro ruolo nel raggiungimento dell’obiettivo del Green Deal europeo e della sua ambizione di zero inquinamento. – ha dichiarato il Commissario per l’Ambiente, gli oceani e la pesca Virginijus Sinkevičius ha dichiarato – Esclusivamente dall’azione sugli allevamenti, i benefici per la salute umana ammonterebbero ad almeno 5,5 miliardi di euro all’anno. I cambiamenti creeranno più posti di lavoro, come ha dimostrato con successo in passato il settore dell’ecoinnovazione dell’UE. Le misure che affrontano in modo proattivo le crisi dell’inquinamento, del clima e della biodiversità possono rendere la nostra economia più efficiente e resiliente.

Cosa prevede la nuova direttiva

Ma nel concreto quali sono le novità? Cosa cambierebbe La nuova proposta della Commissione Europea estende il campo di applicazione della direttiva vigente (2010/75/UE). Finora quest’ultima, che prevede norme più severe per ridurre l’inquinamento, riguardava esclusivamente gli allevamenti avicoli e di suini di grandi dimensioni (pari al 5% del totale), ovvero con oltre 40mila polli o 2mila maiali.
Se il piano dovesse essere adottato, a rispettare queste regole dovrebbero essere anche gli allevamenti di bovini con oltre 150 capi. Si arriverebbe così al 50% degli stabilimenti europei.

Oggi solo il 5% di tali allevamenti rientra nell’applicazione della direttiva in vigore; in base alle proposte della Commissione si arriverebbe al 50% e le nuove regole riguarderebbero anche gli allevamenti di bovini con più di 150 capi. Negli ultimi 15 anni grazie alla direttiva in vigore, le emissioni nell’atmosfera di molti inquinanti sono state ridotte tra il 40% e il 75%. Anche le emissioni di metalli pesanti nell’acqua sono diminuite fino al 50% in questo arco di tempo.

“Nonostante i successi nella riduzione delle emissioni, gli oltre 50.000 impianti industriali coperti rappresentano ancora circa il 40% delle emissioni di gas serra, oltre il 50% delle emissioni totali nell’atmosfera di ossidi di zolfo, metalli pesanti e altre sostanze nocive e circa il 30% di ossidi di azoto e polveri sottili emissioni nell’aria di particolato” chiarisce la Commissione UE.

In ogni caso ancora è presto per cantar vittoria perché bisogna attendere l’approvazione del piano nella sua forma attuale, ma si tratta già di un enorme passo avanti rispetto al passato (dato che il quadro normativo in vigore risale a oltre 10 anni fa e i livelli l’inquinamento continuano a crescere a ritmi spaventosi).

Ridurre l’inquinamento degli allevamenti intensivi è essenziale per affrontare gli impatti su clima e biodiversità, per risparmiare miliardi di soldi pubblici riducendo i costi sanitari e ambientali ad essi connessi e per iniziare una transizione verso sistemi alimentari più sostenibili –commenta Federica Ferrario, responsabile della campagna Agricoltura di Greenpeace Italia. – È ora di rispettare il principio “chi inquina paga” invece di scaricare i costi sulla collettività: sottoporre a idonee autorizzazioni attività inquinanti come gli allevamenti intensivi è il minimo indispensabile.

Gli allevamenti intensivi non possono più continuare ad avvelenare l’ambiente (e la nostra salute) come hanno fatto tranquillamente fino adesso. E l’Unione europea se n’è accorta un po’ troppo tardi.

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Fonte: Commissione Europea/Greenpeace 

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