Allevamenti intensivi, non passa il divieto! Al referendum la Svizzera ha votato contro l’abolizione

Le associazioni ambientaliste e animaliste ci avevano sperato fino all'ultimo, ma alla fine i cittadini svizzeri hanno votato contro la proposta di vietare gli allevamenti intensivi nel Paese

Niente da fare, in Svizzera gli allevamenti intensivi non spariranno. I cittadini chiamati a esprimersi ieri (mentre l’Italia era impegnata nelle elezioni politiche) sulla loro abolizione hanno votato contro la proposta inclusa nel referendum che puntava a migliorare il benessere di suini, polli e bovini nel Paese. Il no all’eliminazione degli allevamenti intensivi ha vinto, raggiungendo il 63%. Un risultato che non era del tutto scontato e che ha tenuto col fiato sospeso gli allevatori del Paese.

All’inizio il consenso è maggiore, poi è diminuito nel corso della campagna. – commenta la consigliera nazionale dei Verdi, Greta Gysin, fra i promotiri del referendum – Le iniziative hanno sempre vita difficile in Svizzera. Credo sia comunque importante lanciarle, anche su questi temi, anche se all’Unione dei contadini non piace e la categoria si sente continuamente attaccata. In realtà, ricordiamolo, la discussone riguarda tutta la società.

Secondo la consigliera svizzera l’esito è stato in parte influenzato dal delicato contesto economico che stanno vivendo la Svizzera e il resto d’Europa. “Questo momento d’inflazione e insicurezza internazionale, con l’aumento generale dei prezzi, non ha certamente giocato a favore” sottolinea.

Cosa prevedeva il referendum

In realtà la Svizzera dispone di una legge sulla protezione degli animali fra le più severe in assoluto e già dal 1996 nella nazione è vietato allevare le galline in batteria. Negli allevamenti svizzeri le regole contro il sovraffollamento sono molto stringenti: ad esempio non è possibile tenere rinchiusi oltre 1500 suini per struttura o più di 300 vitelli.

Per i promotori del referedum, però, si potrebbe fare di più. Il Partito ecologista svizzero insieme ad altre associazioni come Greenpeace e Bio Suisse (principale organizzazione di agricoltura biologica del Paese) chiedevano di inserire la tutela del benessere animale e il divieto di allevare a livello intensivo nella Costituzione svizzera.

Nel caso in cui avesse vinto il sì, le aziende avrebbero dovuto adeguarsi per soddisfare le direttive priviste dal marchio Bio Suisse del 2018 entro 25 anni. Questi requisiti sarebbero stati applicati anche all’importazione di animali dall’estero e a prodotti derivati come uova e latte. Ma alla fine il popolo svizzero non ha ritenuto necessario, almeno per il momento, superare il sistema dell’allevamento intensivo. Sarebbe stata una vittoria straordinaria per gli animali e per l’ambiente, che avrebbe mandato un segnale forte all’Europa.

Fonti: Consiglio Federale Svizzero/Schwizer Bauernverband

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