L'azienda Fileni, nota per i suoi allevamenti intensivi di polli bio (finiti più volte nella bufera) torna a far parlare di sé, in quanto intende aprire un nuovo stabilimento in Valmarecchia (provincia di Rimini). I cittadini però, come era già avvenuto nelle Marche, si stanno opponendo. Possiamo aiutarli firmando la petizione
Torniamo a parlare di Fileni, azienda ormai tristemente nota per i suoi allevamenti intensivi di polli (anche bio) finiti più volte nella bufera. Vi abbiamo segnalato in diversi articoli quanto accaduto nelle Marche, dove Fileni è stata obbligata a chiudere un allevamento intensivo dopo le tante proteste dei cittadini, le cause legali e il ricorso al Consiglio di Stato che ha “bocciato” la richiesta dell’azienda di poter tenere aperto.
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Ora Fileni ci riprova altrove e più precisamente tra i comuni di Maiolo, Novafeltria, San Leo e Talamello, in Alta Valmarecchia nella Provincia di Rimini. L’azienda ha fatto richiesta alla Regione Emilia Romagna per poter portare avanti, in località Cavallara, il progetto di nuovo allevamento intensivo di polli.
Ma come avvenuto già nelle Marche, anche qui è nato un comitato che si batte per impedire che l’ennesimo allevamento intensivo (di cui proprio non sentivamo il bisogno) divenga effettivamente operativo.
È nata così una petizione su Change.org a cui tutti possiamo partecipare (QUI per firmare) che chiede a Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, un intervento per bloccare il nuovo allevamento Fileni.
Nella lettera il comitato scrive:
I cittadini dei sette comuni dell’Alta Valmarecchia hanno scelto nel 2009 di passare in Emilia-Romagna, una Regione che valorizza le caratteristiche e le eccellenze del territorio e si aspettano pertanto di essere tutelati. Riteniamo che l’intervento in corso riporti la valle negli anni Settanta, senza alcune considerazione degli investimenti realizzati dal GAL Valli Marecchia e Conca, che a partire dal claim “Salute , viaggiatore” sta lavorando per promuovere la valle come territorio vocato al turismo lento ed esperenziale.
Si sottolineano poi ovviamente gli svantaggi a livello ambientale del nuovo allevamento intensivo:
Lamentiamo il mancato coinvolgimento di noi cittadini nell’iter autorizzativo di un progetto che andrà a compromettere la qualità dell’aria, per effetto delle pesanti emissioni di ammoniaca, e contribuirà al cambiamento climatico, per effetto delle emissioni di metano. Siamo preoccupati perché sappiamo che l’ammoniaca è precursore delle polveri sottili PM2.5, dal 2013 classificati dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha come cancerogeno di classe 1, elemento mai richiamato all’interno della Delibera 498 del 04/04/2022.
Si sottolineano infine le criticità dell’iter per ottenere l’autorizzazione all’apertura dell’allevamento:
Nel maggio 2021 la Regione attraverso il Servizio Giuridico del Territorio ha espresso un parere che stabilisce una presunta continuità aziendale tra il nuovo progetto Fileni e le precedenti gestioni degli edifici adibiti ad allevamento intensivo costruiti in località Cavallara negli anni Settanta del secolo scorso, inutilizzati dal 2009, passati da allora attraverso due proprietà ed un fallimento e parziali crolli dovuti alle nevicate del 2012. Questo parere avrebbe permesso di aggirare la norma del piano regolatore generale del Comune di Maiolo, del 2007, che non consentiva la demolizione e ricostruzione dei capannoni, cosa che sta avvenendo, ma solo la manutenzione ordinaria, sancendo di fatto la fine dell’allevamento intensivo in Alta Valmarecchia. Crediamo che una lettura attenta della Delibera 498 possa aiutare a individuare anche altre criticità, legate ad esempio al dissesto idrogeologico, alle zone di tutela speciale, alla gestione del bosco, tutte superate con interventi ad hoc, varianti “su misura” cucite addosso al progetto Fileni.
Ormai sembra essere chiaro: i cittadini di tutta Italia non vogliono più nuovi allevamenti intensivi sul nostro territorio, strutture estremamente inquinanti dove gli animali vivono spesso ammassati in condizioni indegne. Dovremmo lottare tutti insieme per far sì che non vengano più concesse ulteriori autorizzazioni all’apertura di questi stabilimenti.
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Fonte: Comitato per la Valmarecchia
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