Allarme aviaria in un allevamento di visoni in Spagna: scienziati temono lo scoppio di una nuova pandemia

La prossima pandemia potrebbe avere origine proprio dai visoni sfruttati per produrre le nostre pellicce. Il focolaio di aviaria esploso in un allevamento spagnolo ha riacceso i timori degli scienziati per via della possibile trasmissione agli esseri umani

È allerta per lo scoppio di una nuova pandemia, dopo quella del Covid-19, che ancora non è stata debellata. A preoccupare il mondo della scienza è stata la presenza di un focolaio di influenza aviaria, rilevato in un allevamento di visioni della Galizia, in Spagna. L’improvvisa morìa di diversi esemplari, avvenuta a partire dallo scorso ottobre, ha subito fatto ipotizzare che gli animali fossero stati colpiti dal SARS-CoV-2, come già successo in altri Paesi, fra cui l’Italia. Ma i test di laboratorio hanno dato un esito ancora più allarmante: si trattava di una nuova variante di aviaria ad alta patogenicità (H5N1/HPAI), già in circolazione tra i gabbiani.

Il virus, che continua a diffondersi a macchia d’olio in Paesi come il Regno Unito, è noto per la sua contagiosità fra gli uccelli e animali come i polli e i tacchini. Ma a preoccupare, ora, è la diffusione fra i mammiferi: secondo i ricercatoi, senza precise precauzioni, la malattia potrebbe iniziare a diffondersi anche fra gli esseri umani.

L’origine del virus e i rischi

Dalle analisi è emerso che la variante che aveva contagiato i visoni sembra presentare una mutazione associata ad una maggiore capacità di contagio tra mammiferi. Il focolaio esploso nell’allevamento di pellicce della Galizia ha portato all’abbattimento di ben 51.986 visoni per contenere la diffusione del virus.

Al momento non è chiaro il meccanismo di introduzione e diffusione del virus in azienda, come spiegano i ricercatori del Laboratorio di referenza europeo per l’influenza aviaria che, insieme ai colleghi spagnoli hanno condotto uno studio per fare chiarezza sulla vicenda. Tuttavia, alla luce delle mortalità riscontrate nei volatili selvatici marini nelle settimane precedenti nella stessa zona della Spagna, causate dal virus H5N1/HPAI, i ricercatori ipotizzano che il virus sia stato trasmesso dagli uccelli selvatici. In ogni caso restano da approfondire i meccanismi di diffusione del virus nell’allevamento, oltre alle modalità di trasmissione tra i visoni.

Nessuno degli operatori che è stato a condatto con i visoni è risultato positivo al test dell’aviaria, ma secondo gli studiosi il rischio potrebbe essere dietro l’angolo.

Questo evento ci ricorda che il virus influenzale aviario ad alta patogenicità H5N1 non è un problema solo dei volatili – sottolinea Isabella Monne, veterinario del Laboratorio di referenza europeo per l’influenza aviaria presso l’IZSVe e coautrice dello studio pubblicato sulla rivista scientifica Eurosurveillance. – È in atto un’emergenza epidemica globale, senza precedenti, che non sconvolge solo la produzione avicola ma che sta colpendo gravemente molte specie di volatili selvatici e sporadicamente anche di mammiferi selvatici, minacciando gravemente la biodiversità del nostro pianeta. La continua circolazione del virus nella popolazione selvatica e le mortalità massive causate dal diffondersi dell’infezione in alcune specie rischia di sbilanciare ulteriormente gli ecosistemi con conseguenze ignote anche sulle dinamiche evolutive del virus.

Anche questa emergenza va affrontata con un approccio One Health, globale e multidisciplinare, con la massima attenzione e prontezza, come abbiamo cominciato a capire grazie alla lezione della pandemia da Covid-19. Un virus influenzale capace di causare lo spillover nei mammiferi va fermato prima di diventare un problema per la sanità pubblica.

La vicenda avvenuta in Galiza è la prova che gli allevamenti di visoni (così come quelli di altri animali sfruttati per le pellicce e non solo) sono un pericolo per la salute pubblica e possono trasformarsi facilmente in serbatoi di virus, oltre ad essere estremamente crudeli.

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Fonti: Eurosurveillance/IZSVe

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