Tutti gli allevamenti di visoni presenti in Europa possono trasformarsi in focolai di Sars-CoV-2 e rappresentano, quindi, un rischio per la salute che non possiamo più correre. A ribadirlo è l‘Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) insieme al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), in un rapporto chiesto dalla Commissione europea, dopo la diffusione del coronavirus negli allevamenti di vari Paesi europei, dalla Danimarca all’Italia. La chiusura di questi luoghi dell’orrore, in cui gli animali vengono sfruttati per produrre pellicce, si fa sempre più urgente.
Proprio qualche giorno fa anche un team di scienziati, fra cui gli italiani Andrea Crisanti, Fabrizio Pregliasco e Nicola Decaro, è intervenuto sulla questione, chiedendo all’Unione Europea lo stop immediato degli allevamenti di visoni ancora attivi in Europa.
Le raccomandazioni dell’EFSA e dell’ECDC
Per l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) tutti gli allevamenti europei sono da considerare a rischio Covid. Nel loro rapporto si raccomanda “il monitoraggio e la sorveglianza degli allevamenti fino a quando non si potrà escludere l’esposizione a Sars-CoV-2 da esseri umani a visoni”, e si richiedono monitoraggi a cadenza settimanale e test sugli animali morti. Inoltre, l’EFSA e l’ECDC propongono la “genotipizzazione sistematica” dei ceppi rilevati, chiedendo che “le sequenze genomiche di tutti gli animali infetti siano condivise”.
Nel report viene specificato anche che il numero di visoni d’allevamento è “drasticamente diminuito e molti Paesi hanno già vietato l’allevamento di animali da pelliccia” per via della diffusione del virus.
Il Sars-CoV-2 rilevato in 400 allevamenti europei
Secondo quanto riferito dalle due agenzie, dallo scorso gennaio il coronavirus è stato rilevato in ben 400 allevamenti di 8 Paesi appartenenti all’Unione Europea. Nello specifico sono stati registrati 290 casi di positività in Danimarca, 69 nei Paesi Bassi, 21 in Grecia, 13 in Svezia, 3 in Spagna, 1 in Francia, 2 in Lituania e 1 in Italia.
In Danimarca, in passato il più grande esportatore al mondo di pellicce di visone, sono stati abbattuti milioni di visoni per paura del virus mutato, dopo la scoperta di numerosi focolai. Anche altri Paesi hanno seguito l’esempio della Danimarca, procedendo con abbattimenti di massa di visoni. Una situazione analoga si è verificata lo scorso dicembre nell’allevamento di Capralba, in provincia di Cremona. Proprio come in Danimarca, gli animali sono stati uccisi in una camera a gas per poi essere gettati come se fossero rifiuti. Le immagini agghÈiaccianti dello sterminio, riprese con un drone dall’associazione Essere Animali, hanno suscitato un’ondata di sdegno.
Nel nostro Paese, dove sono ancora attivi 6 allevamenti di visoni, il prossimo 28 febbraio scadrà l’ordinanza del Ministero della Salute che ha sospeso temporaneamente le attività legate alla produzione di pellicce di visone. Ciò significa che a breve questi luoghi dell’orrore (oltre che pericolosi per la salute umana, come è stato dimostrato) potrebbero tornare operativi. Non possiamo perdere altro tempo. È il momento di chiudere definitivamente questi allevamenti per il bene di tutti.
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