Allevamenti intensivi: così l’Intelligenza Artificiale potrebbe tutelare il benessere dei polli (ma non basta)

Un'invenzione che potrebbe migliorare la vita dei polli negli allevamenti, ma che riaccende il dibattito sulle condizioni di vita in questi luoghi

Gli animali che vivono negli allevamenti, ormai lo sappiamo grazie a numerose inchieste che hanno mostrato come si svolge davvero la vita in questi luoghi, vivono spesso in condizioni di forte sofferenza e disagio: gabbie troppo strette, sovraffollamento, scarsa igiene e fattori di stress incidono molto sulla qualità della vita degli animali.

Una speranza per queste povere creature potrebbe arrivare dall’intelligenza artificiale. Un nuovo esperimento condotto all’interno di un allevamento di polli ha dimostrato che l’intelligenza artificiale sarebbe in grado di distinguere versi di sofferenza o richieste di aiuto formulate dagli animali da tutti gli altri rumori presenti nell’ambiente, con una precisione del 97%.

Ogni anno, nel mondo, vengono allevati circa 25 miliardi di polli – la maggior parte dei quali vive l’intera esistenza in gabbia senza mai vedere la luce del sole né poter mai razzolare in un ambiente aperto. Questi animali, oltre a possedere una grande sensibilità e intelligenza (a dispetto del luogo comune che vuole il pollo come un’animale stupido), sono anche molto vocali e socievoli fra loro.

Se si trovano in difficoltà, emettono un particolare verso per richiamare l’attenzione dei compagni e chiedere loro soccorso. Questo verso risulta essere unico nel suo genere ed emesso ad una tonalità più alta rispetto agli altri versi, tanto da poter essere distinto chiaramente anche dall’orecchio umano.

Uno strumento importante, ma non sufficiente per proteggere davvero gli animali

In condizioni di sovraffollamento di animali come quelle che si verificano negli allevamenti, e in presenza di tanti richiami di soccorso, affidarsi all’orecchio umano non è pensabile. Per questo motivo un team di ricercatori giapponesi ha messo a punto uno strumento di “deep-learning” per identificare in maniera automatica le chiamate di aiuto emesse dai polli chiusi nelle gabbie.

Lo strumento è stato “addestrato” grazie a registrazioni dei richiami di aiuto emessi dai polli e individuati come tali dall’orecchio umano. Questa tecnologia, che sarà disponibile sul mercato fra qualche anno, potrebbe aumentare gli standard di benessere e di qualità della vita degli animali negli allevamenti – non solo polli, ma anche tacchini e maiali, specie altrettanto vocali.

Si tratta di un’invenzione certo sviluppata con le migliori intenzioni, ma sappiamo che non basta a difendere gli animali. Più che creare condizioni di vita migliori per i polli all’interno degli allevamenti intensivi, la soluzione da adottare secondo noi sarebbe un’altra: chiudere definitivamente questi luoghi di tortura che costringono gli animali a vivere una vita di sofferenze, senza mai conoscere la libertà.

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Fonte: Journal of the Royal Society Interface

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