Cosa significa vivere vicino agli allevamenti intensivi italiani, con oltre 1 milione di galline dietro casa

Cosa faresti se non potessi tenere aperte le finestre per la puzza e vedessi la vegetazione intorno a te lentamente scomparire?

Cosa faresti se la tua casa all’improvviso perdesse valore, non potessi tenere aperte le finestre per la puzza e vedessi la vegetazione intorno a te lentamente scomparire?

Non è un brutto sogno. Purtroppo sono situazioni più che reali di persone vere che hanno dovuto prendere coscienza della miseria, delle brutture e della distruzione che i mega allevamenti portano con sé. Una campagna e un’inchiesta dell’associazione animalista CIWF Italia ora ha voluto dare voce proprio a coloro che sono costretti a vivere ogni giorno i disagi che l’allevamento intensivo comporta: deturpa il paesaggio, provoca problemi di salute, svaluta il territorio e ha un impatto devastante sulla qualità della vita delle persone, oltre a porre chiari rischi di biosicurezza.

“Siamo costretti a barricarci in casa”, “non invitiamo più nessuno perché ci vergognamo”, “abbiamo inquinamento da mosche e insetti”, raccontano i cittadini di Lozzo Atestino, Colli Euganei, che combattono contro un allevamento intensivo di galline che, partito con un capannone di 100.000 animali, vorrebbe passare da ben 800.000 animali all’esorbitante numero di 1,3 milioni di galline, aggiungendo mezzo milione di galline, ospitandole ad alte densità in 3 capannoni, che si aggiungerebbero ai 4 già esistenti.

“Ad oggi si attendono le ultime autorizzazioni, ma i cittadini sono molto preoccupati perché stanno già subendo i gravi effetti del mega allevamento che si trova a poche centinaia di metri dalle prime abitazioni e a un chilometro circa dalle scuole, oltre a essere vicino al Parco Naturale dei Colli Euganei. I cittadini di Lozzo hanno una loro visione sulla vocazione del loro territorio, vorrebbero vivere in un posto sano e bello. Gli allevatori che abitano nel paese si stanno convertendo al biologico riducendo il numero degli animali: il mega allevamento cozza con una sensibilità sociale che chiede una visione del territorio del tutto diversa da uno sviluppo intensivo. Chi abita vicino al mega allevamento, oggi, ha la vita rovinata. Puzza, polvere, camion, rendono impossibile godere dell’aria aperta e del sole”, spiega CIFW.

E non è l’unico caso. La stessa cosa sta accadendo anche a DForlì, dove si vuole aprire un allevamento di 90.000 pollastre vicino a una scuola elementare. E anche a Monte Roberto, un piccolo paese in provincia di Ancona che conta circa 3000 abitanti. Sul suo territorio, a 250 metri da una dimora storica dell’800, si sta per realizzare un mega allevamento da mezzo milione di polli a ciclo, per una produzione di 2.500.000 polli l’anno. Si tratta di animali che non razzoleranno mai sull’erba, all’aria aperta, in tutta la loro vita.

Così, oggi nel nostro Paese è nato un nuovo movimento che chiede di fermare la costruzione di nuovi allevamenti intensivi e di convertire quelli esistenti in sistemi più sostenibili.

Per firmare la petizione clicca qui

Fonte: CIWF

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