Addio Daniza, mamma orsa uccisa dai narcotici dopo la cattura (PETIZIONI)

Addio, Daniza. Avremmo voluto scrivere un epilogo diverso, invece la vicenda di mamma orsa, che ha aggredito un cacciatore di funghi per difendere i propri cuccioli, si conclude nella maniera peggiore, con la morte. L'animale, che per oltre un mese era riuscito a sfuggire alla cattura, non è sopravvissuto alla narcosi effettuata nella notte per prenderlo e rinchiuderlo a vita in un recinto elettrificato. È una pagina di storia vergognosa per la difesa della biodiversità in Italia

Addio, Daniza. Avremmo voluto scrivere un epilogo diverso, invece la vicenda di mamma orsa, che ha aggredito un cacciatore di funghi per difendere i propri cuccioli, si conclude nella maniera peggiore, con la morte.

L’animale, che per oltre un mese era riuscito a sfuggire alla cattura, non è sopravvissuto alla narcosi effettuata nella notte per prenderlo e rinchiuderlo a vita in un recinto elettrificato. È una pagina di storia vergognosa per la difesa della biodiversità in Italia.

“In ottemperanza all’ordinanza che prevedeva la cattura dell’orsa Daniza, dopo quasi un mese di monitoraggio intensivo, la scorsa notte si sono create le condizioni per intervenire, in sicurezza, con la telenarcosi. L’intervento della squadra di cattura ha consentito di addormentare l’orsa che, tuttavia, non è sopravvissuta“, spiega una fredda nota della Provincia di Trento .

Dell’episodio sono stati informati il Ministero dell’Ambiente, l’Ispra e l’Autorità giudiziaria. Già in giornata l’animale sarà sottoposto ad analisi autoptica. Per Legambiente si tratta di un finale da dilettanti che dimostra l’incapacità della provincia di Trento di gestire una specie importante per la biodiversità presente sull’arco alpino.

daniza morta

“Fin dall’inizio la provincia ha agito in maniera autonoma, senza coinvolgere le altre istituzioni e soprattutto in maniera non conforme a quanto previsto dal PACOBACE (Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali), mettendo in atto azioni sotto la spinta dell’emotività e non dell’interesse generale e delle reali necessità di tutelare l’orsa Daniza. La morte di questo esemplare di orso bruno, purtroppo, si aggiunge ad una lunga serie di fallimenti e di eventi negativi che hanno riguardato la gestione di questa specie da parte della provincia di Trento, e c’è anche la responsabilità del Ministro dell’Ambiente che non è intervenuto in maniera efficace per impedire questo epilogo”.

Così Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, commenta la notizia della morte dell’orsa Daniza. “In tutta questa vicenda – continua Cogliati Dezza – la provincia di Trento è intervenuta al di fuori delle regole e del buon senso. La convivenza tra grandi predatori e attività antropiche non è qualcosa di impossibile, anzi è stata già sperimentata e ha già dato esiti positivi in Italia e in tante zone d’Europa, quello che serve è implementare al più presto azioni di salvaguardia dell’orso bruno alpino, una specie preziosa e simbolica per l’arco alpino, per il Trentino e per il Paese”.

Non c’è nessuna fatalità secondo la Lav. Daniza è stata uccisa. Per questo denuncia per violazione dell’articolo 544 bis del Codice Penale – reato di animalicidio che prevede fino a 2 anni di reclusione – il Presidente della Provincia di Trento Rossi, il Vice Presidente Olivi, l’Assessore-veterinario alla caccia Dalla Piccola e ogni altro responsabile di questa vera e propria esecuzione.

“Chiediamo al Procuratore Capo della Repubblica Amato – che ha colpevolmente cestinato tutti gli esposti a tutela degli orsi presentati nelle ultime settimane – l’immediato sequestro probatorio del cadavere di Daniza, e il sequestro preventivo dei suoi cuccioli – troppo piccoli per sopravvivere senza la mamma – nonché di tutti gli Orsi del Trentino, per la loro messa in sicurezza evitando così nuove esecuzioni. Le indagini vanno affidate al Nucleo specializzato Nirda del del Corpo Forestale dello Stato, dal momento che la guardia forestale coinvolta in questa caccia all’orso – specie protetta e patrimonio indisponibile dello Stato, per legge! – dipende proprio dalla Provincia di Trento”, spiega l’associazione animalista.

Inoltre, si chiede che l’autopsia sul cadavere di Daniza sia immediatamente affidato all’Istituto Forense di Medicina Veterinaria del Ministero della Salute, dal momento che la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato, per accertare ogni responsabilità di questa uccisione per “telenarcosi”.

“Non si tratta di un errore, ma di una esecuzione avallata proprio dalle Istituzioni che dovrebbero tutelare la Fauna selvatica, in primis il Ministro dell’Ambiente Galletti – afferma ancora la LAV – le stesse che prima hanno voluto e avallato i progetti di reintroduzione degli Orsi, con tanto di operazioni di marketing e beneficiando di 12 milioni di fondi UE, per poi organizzare una scandalosa caccia all’orso al primo presunto “fastidio”, senza alcuna sensibilità ambientale e senza alcuna considerazione per l’opinione pubblica, anche trentina, dalla parte di Daniza, degli animali, della civiltà“.

Anche secondo l’Enpa ciò che è accaduto non è un incidente né un fatto casuale: è un animalicidio in pieno regola. La presidente nazionale dell’Enpa, Carla Rocchi, che preannuncia una vera e propria mobilitazione legale da parte dell’associazione, considera responsabili di questa morte, insieme alle centinaia di migliaia di cittadini che si sono schierati a difesa di Daniza, tutte le autorità che hanno fatto del terrorismo psicologico contro l’orso: in primis la Provincia di Trento e gli amministratori locali ed i politici locali che hanno scatenato questa guerra di religione.

Ma anche coloro i quali hanno materialmente eseguito l’intervento di telenarcosi. Al riguardo l’ente vuole sapere se tale intervento sia stato posto in essere da personale medico-veterinario e se siano state rispettate tutti i protocolli veterinari. Inoltre, si chiede quale ruolo abbia giocato il Ministero dell’Ambiente in questa vicenda visto che si è dimostrato incapace di tutelare l’animale.

“Chi a vario titolo è coinvolto nell’animalicidio di Daniza stia sicuro di non dormire sonni tranquilli – aggiunge la presidente dell’Enpa -: questo per noi e per tutti i cittadini italiani che hanno preso a cuore il caso dell’orsa è il punto di partenza di una battaglia che porteremo avanti finché Daniza non avrà giustizia”.

E il pensiero corre veloce a quei cuccioli per i quali l’orsa, da brava mamma, si era tanto prodigata. Che fine faranno? Hanno circa 6 mesi e fino a 3 anni sarebbero vissuti con la loro mamma. La provincia fa sapere: “È stato possibile catturare con la medesima modalità, per poi prontamente liberarlo, anche uno dei due cuccioli, che è stato dotato di marca auricolare al fine di assicurarne il costante monitoraggio”.

Daniza torna oggi alla grande madre Terra, dalla quale tutti noi veniamo. Ma la sua morte per mano dell’uomo, che prima reintroduce l’orso e poi lo ammazza perché si comporta da orso, non deve e non può passare inosservata.

Addio Daniza, mamma valorosa e scomodo simbolo della libertà animale. Perdonaci.

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