Morta l'orango del Bioparco della capitale che amava i bambini, osservandoli con dolcezza. Così la si ricorda, dimenticando che Martina, questo il suo nome, era comunque rinchiusa in cattività in una struttura dove ha trascorso l'intera vita sotto gli occhi dei visitatori
Al Bioparco di Roma, le cui “parole d’ordine sono la conservazione delle specie minacciate di estinzione, l’educazione nei confronti della tutela della biodiversità e la ricerca scientifica” come la struttura stessa si descrive detenendo comunque in cattività un elevato numero di esemplari selvatici, è morta Martina, un’orango conosciuto da tutti.
Martina aveva 33 anni e si è spenta più di un mese fa nel Bioparco a causa di una grave patologia cardiaca peggiorata negli ultimi tempi. L’orango viveva in un’area dedicata ai primati assieme a Zoe, altro esemplare della stessa specie, ed era amatissima in particolar modo dai bambini, passando molto tempo a guardarli intensamente negli occhi.
Amava attirare l’attenzione dei guardiani ma anche del pubblico e adorava avvicinarsi ai vetri del recinto soprattutto quando vedeva i bambini,
scrive il Bioparco di Roma, dandoci un’immagine felice e giocosa di Martina che dalla sua prigionia osservava il mondo esterno, un mondo libero a cui è stata garantita una libertà che lei non ha mai sperimentato, essendo nata nel giardino zoologico dove è stata reclusa fino alla fine dei suoi giorni ed avendo conosciuto solamente lo stesso ed identico spazio delimitato del suo recinto e volti sempre diversi.
Cosa sappiamo di ciò che Martina provava nel guardare al di là del pannello? Come pretendiamo di sapere che lei amasse questa attività solo perché probabilmente era l’unico modo che aveva per comunicare con l’esterno e forse lanciare disperatamente una richiesta d’aiuto, o semplicemente perché forse sognava di essere dall’altra parte del vetro?
Qualunque fossero i suoi pensieri o le sue passioni, sappiamo ora che Martina è libera, anche se avremmo voluto che l’orango godesse di questa libertà nel suo habitat naturale ossia le foreste pluviali che però sono anch’esse messe in ginocchio dall’essere umano.
La direzione zoologica si sta già muovendo all’interno del circuito europeo che riunisce zoo e acquari (Eaza) per trovare il prima possibile compagnia a Zoe,
fa sapere il Bioparco di Roma che “metterà in gabbia” un altro esemplare con cui Zoe condividerà la stessa triste sorte.
Fonte: Bioparco di Roma/Facebook
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